Mattarella a Bergamo ricorda le vittime del coronavirus: “Strada in salita, nulla sarà come prima”
"Qui a Bergamo, questa sera, c'è l'Italia che ha sofferto, che è stata ferita, che ha pianto. E che, volendo riprendere appieno i ritmi della vita, sa di non poter dimenticare quanto è avvenuto". Così il Capo dello Stato Sergio Mattarella al concerto di Bergamo dedicato alle vittime del coronavirus. L'evento, organizzato nel piazzale del cimitero monumentale della città lombarda, una delle più colpite dalla pandemia che ha investito il mondo intero, è dedicato alle vittime del Covid 19 e vede la partecipazione dei musicisti della Donizetti Opera. "La mia partecipazione vuole testimoniare la vicinanza della Repubblica ai cittadini di questa terra così duramente colpita" ha detto il Capo dello Stato, per il quale "Bergamo, oggi, rappresenta l'intera Italia, il cuore della Repubblica, che si inchina davanti alle migliaia di donne e di uomini uccisi da una malattia, ancora in larga parte sconosciuta e che continua a minacciare il mondo, dopo averlo costretto, improvvisamente, a fermarsi o, comunque, a rallentare le sue attività".
La pandemia che ha colpito anche l'Italia sta regredendo ma non è ancora debellata. Sono 240.310 i casi di Coronavirus in Italia (+174 rispetto a ieri), di cui 188.891 guariti (+307) e 34.738 morti. I decessi in più, sono 22. "La strada della ripartenza – continua il Presidente della Repubblica – è stretta e in salita. Va percorsa con coraggio e determinazione. Con tenacia, con ostinazione, con spirito di sacrificio". "Vite e affetti strappati, spesso senza un ultimo abbraccio, senza l'ultimo saluto, senza poter stringere la mano di un familiare. Tutti conserviamo nel pensiero immagini che sarà impossibile dimenticare. Cronache di un dolore che hanno toccato la coscienza e la sensibilità di tutto il Paese, ma che, per chi le ha vissute personalmente, rappresentano cicatrici indelebili".
Nulla potrà tornare come prima, fa notare il Capo dello Stato. "Ci mancheranno persone care, amici, colleghi. La sofferenza collettiva, che all'improvviso abbiamo attraversato ha certamente inciso, nella vita di ciascuno, sul modo in cui si guarda alla realtà. Sulle priorità, sull'ordine di valore attribuito alle cose, sull'importanza di sentirsi responsabili gli uni degli altri".