Madre e figlio rinchiusi in un garage lager: i ‘carcerieri’ vivevano con le loro pensioni
Tenuti prigionieri in un minuscolo garage, mentre ai piani di sopra una coppia di 52 e 37 anni viveva grazie alla loro pensione. Madre e figlio, di 78 e 37 anni, entrambi affetti da disturbi mentali erano stati segregati in un box di soli 42 metri quadrati utilizzato come rimessa per gli attrezzi. Vivevano lì "in un clima di terrore" e sottoposti continuamente a violenze e angherie. I loro carcerieri, un uomo, il fratellastro del 37enne, e una donna rispettivamente di 52 e 37 anni sono stati arrestati oggi con le accuse di maltrattamenti in famiglia, sequestro di persona, riduzione in schiavitù, circonvenzione di incapace e abbandono di persona incapace.
Per andare al bagno utilizzavano un secchio sporco
L'arresto è avvenuto nel piccolo comune di Cozzo, in provincia di Pavia. L'operazione è stata condotta dai carabinieri e l'indagine è stata coordinata dal pm Roberto Valli. Secondo i carabinieri madre e figlio vivevano in una specie di lagher in un clima di continuo terrore "per la paura di subire percosse dai loro aguzzini". Nel garage c'era infatti un sistema di videosorveglianza che gli arrestati utilizzavano per monitorare ciò che avveniva e gli spostamenti eventuali di madre e figlio. La stanzetta "era poco illuminata e areata, e priva dei servizi igienici". Le due vittime utilizzavano come bagno un secchio sporco oppure il giardino "pulendo loro stessi il terreno che sporcavano". Se volevano farsi una doccia dovevano "utilizzare il tubo dell’acqua in giardino e non avevano a disposizione altri indumenti oltre a quelli indossati". I pasti erano forniti una sola volta al giorno e non sempre si trattava di cibi cotti. Quando i carabinieri hanno fatto irruzione hanno trovato madre e figlio su due lettini di plastica. A terra c'erano contenitori che i due utilizzavano per i loro bisogni.
L'intero stabile è stato sequestrato e le due vittime sono state accompagnate all'ospedale di Vigevano per essere visitati dai medici. I carabinieri ora stanno cercando di verificare se nel piccolo paesino qualcuno sapeva di quanto avveniva nel garage degli orrori.