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Madre denuncia il figlio: “Rubava gli incassi del nostro bar e non faceva gli scontrini”

La donna, insospettita dalle continue perdite, ha installato delle telecamere nel bar ormai amministrato dal figlio, una tavola calda in via della Chiesa Rossa a Milano. L’uomo rubava l’incasso e non emetteva gli scontrini. Il caso è finito in Procura.
A cura di Federica Gullace
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Non faceva gli scontrini e rubava gli incassi, così la madre lo ha denunciato. È successo a Milano, protagonisti mamma e figlio, proprietari e gestori di un bar-tavola calda in via della Chiesa Rossa. La donna, che da decenni amministrava l’attività di famiglia, accortasi dello scarso rendimento e delle perdite che il bar stava subendo nell’ultimo periodo, non ha voluto dare per scontato che la colpa fosse della "crisi", ed ha così indagato: "Per posizione e clientela il bar doveva avere ottimi guadagni. Durante la mia gestione, dal 1999 al 2009, infatti, il bar aveva buoni margini. Poi, da quando lo ha amministrato mio figlio, il bar ha provocato enormi perdite".  Così, dopo aver chiesto ripetutamente spiegazioni al ragazzo, senza ottenere mai una giustificazione per l’ammanco, la madre ha installato delle telecamere all’interno del negozio, dove ha potuto avere conferma del fatto che il figlio non solo si appropriava giornalmente di tutto l'incasso, ma non emetteva nemmeno gli scontrini fiscali.

La Procura ha avviato un'inchiesta per truffa

Per queste ragioni, la proprietaria del bar non si è data per vinta: dopo aver chiesto ripetutamente al figlio di formalizzare la contabilità del bar e dopo essersi vista rispondere con insulti e percosse, la donna, appoggiata da un'altra figlia, lo ha denunciato. Per provare il tutto si è recata in Procura a Milano, dove ha consegnato al pubblico ministero Isidoro Palma le immagini delle telecamere, nelle quali è stato possibile vedere la mancata emissione degli scontrini e il denaro tolto dalla cassa a fine giornata. La Procura, nonostante i pareri discordanti di alcuni clienti interrogati nel merito della faccenda, ha avviato un’inchiesta per truffa, e, dopo un accurato calcolo, appurato sulla base di un fatturato giornaliero di 450 euro, la donna ha chiesto al figlio la restituzione di ben 250mila euro.

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