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Lesbo, a Milano attivisti ignorano i diveti anti-coronavirus: occupata la sede della Commissione Ue

Decine di manifestanti in difesa dei diritti dei migranti hanno occupato questa mattina la sede della Commissione europea a Milano per protestare contro le politiche dell’Ue a Lesbo e sul confine tra Turchia e Grecia. Gli attivisti, disobbedendo al divieto di assembramento imposto dalle misure di contenimento del coronavirus, si sono radunati in corso Magenta per rivendicare i diritti delle persone in fuga dalla guerra.
A cura di Simone Gorla
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I militanti che hanno occupato l'atrio della sede della Commissione europea a Milano
I militanti che hanno occupato l'atrio della sede della Commissione europea a Milano

Decine di manifestanti in difesa dei diritti dei migranti hanno occupato questa mattina la sede della Commissione europea a Milano per protestare contro le politiche dell'Ue a Lesbo e sul confine tra Turchia e Grecia in occasione dell'arrivo di migliaia di persone in fuga dalla guerra.

Un centinaio di persone, disobbedendo al divieto di assembramento imposto dalle misure per evitare la diffusione del coronavirus, si sono radunate a Milano. A organizzare la mobilitazione sono i centri sociali del Nordest e la campagna Lesvos Calling per protestare contro lo "scudo d'Europa" in Grecia e chiedere l'immediata apertura del confine, l'evacuazione umanitaria delle isole del mar Egeo e la cessazione dell'accordo con Turchia. Davanti agli uffici della Commissione nel capoluogo lombardo, in corso Magenta, è stato appeso lo striscione: "Shame on E.U.: people before borders. Stop the war against people, Freedom of movement!".

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"L'Unione Europea sta attuando una guerra contro decine di migliaia di persone migranti che dalla Turchia cercano protezione in Europa ma trovano Frontex ed i carri armati di Grecia e Bulgaria. In questa settimana almeno una persona è stata uccisa e 5 sono rimaste ferite dai proiettili sparati dalla polizia greca nei pressi del confine di Kastanies, un bambino è annegato nel naufragio di un gommone respinto nel tratto di mare di Lesbo", è il messaggio dei manifestanti che sono scesi in piazza pochi giorni dopo la visita dei tre presidenti delle istituzioni europee, Ursula von der Leyen, Charles Michel e David Sassoli, sul confine tra Grecia e Turchia.

"Più di 40.000 persone sono intrappolate da mesi nelle isole dell'Alto Egeo, a causa dell'accordo UE-Turchia del 18 marzo 2016, costato ai cittadini europei 6 miliardi di euro – si legge nel comunicato delle organizzazioni -. Ora, rifiutandosi di bloccare le persone, Erdogan di fatto lo rompe e lascia all'Europa la responsabilità di bloccare i migranti, a costo di ucciderli tutti uno per uno. Quell'accordo è stato un gigantesco errore perché ha consegnato ad Erdogan una fenomenale arma di ricatto. Oggi come allora servono canali umanitari, non gendarmi esterni".

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