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Lecco, sgominate cinque bande criminali: droga in cambio di sesso e gioielli

Si è conclusa con 19 ordinanze di custodia cautelare “Speed 2”, l’indagine che ha permesso di scovare un giro di droga e prostituzione tra le province di Como, Lecco, Milano e Monza e Brianza, gestito interamente da cinque bande criminali, tutte di origine marocchina.
A cura di Federica Gullace
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Si è conclusa con 19 ordinanze di custodia cautelare "Speed 2", l’indagine condotta dalla questura di Lecco che ha acceso i riflettori su un giro di droga, prostituzione ed estremo degrado tra le province di Como, Lecco, Milano e Monza e Brianza. È stato grazie ai clienti che gli investigatori sono riusciti a risalire alle cinque bande concorrenti, tutte di origine marocchina, che gestivano il traffico per lo più sulla statale 36, la strada che porta da Lecco a Milano. Genitori con bambini in auto, ventenni disposte a ripagare la droga vendendo il loro corpo, o semplicemente sessantenni che non riuscivano più a rimanere svegli senza una dose, operai, casalinghe depresse e commercianti: clienti di ogni tipo, che acquistavano la droga in cambio di sesso, mobili o gioielli, e che gli inquirenti hanno osservato per diverso tempo prima di identificarli e sentirli dal vivo, e così poter incastrare i malviventi, considerati dei veri maestri nel loro mestiere.

Marco Cadeddu, dirigente della squadra mobile di Lecco e titolare delle indagini, coordinate dal magistrato della Procura di Como Simone Pizzotti, ha raccontato infatti di come i criminali agissero in modo estremamente professionale: "Le cinque batterie agivano come aziende a tutto tondo. Le bande lavoravano in modo estremamente professionale: si facevano concorrenza, si rubavano i clienti, fidelizzavano i propri, avevano utenze telefoniche dedicate con avvisi di chiamata e possibilità di mettere in attesa più consumatori. Abbiamo deciso di far partire l'indagine dai consumatori perché i pusher, pure loro cocainomani, erano individui estremamente pericolosi che in passato, quando inseguiti, non avevano esitato a lanciarsi in auto lungo le strade mettendo in pericolo la vita dei cittadini. Quindi abbiamo agito in modo meno diretto. Gli spacciatori ricevevano migliaia di telefonate la settimana e arrivavano a guadagnare anche 18mila euro in poco più di ventiquattr'ore. Arroganti, spregiudicati, senza freni, accumulavano il denaro in un catino, lo fotografavano e postavano lo scatto addirittura su Facebook vantandosi con i rivali".

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