Lecco, 20 clochard ancora in strada. Il sindaco Brivio: “Allestiamo strutture sicure per ospitarli”
Ci sono persone che non possono stare a casa, nonostante le direttive dei decreti nazionali. Sono coloro che non hanno una fissa dimora, i cosiddetti clochard, costretti a vivere per strada anche quando per strada, vista l'emergenza sanitaria in corso, non potrebbero stare. Si dotano di autocertificazione in cui spiegano la loro condizione e trovano un punto della città in cui sono invitati dalle forze dell'ordine a rimanere a meno che non si rechino momentaneamente a reperire cibo da persone o enti che gliene distribuiscono gratis. A Lecco, sono circa 20 le persone ad oggi ancora senza un tetto sopra la testa, motivo per cui il Comune si è adoperato per procurarglielo. Fanpage.it ne ha parlato con il sindaco del capoluogo di provincia Virginio Brivio.
Sindaco, avete trovato una soluzione per le persone senza fissa dimora?
Abbiamo una rete già attiva con un centro di prima accoglienza presso una struttura comunale gestita da una cooperativa in via dell'Isola e una rete di piccoli appartamenti che però al momento sono indisponibili o pieni. In più c'è stata la chiusura anticipata del dormitorio della Caritas. Per ora l'offerta non riesce a coprire il fabbisogno, ma stiamo lavorando per una soluzione.
Come opererete?
Con la riapertura di un rifugio notturno che in questo periodo di emergenza Covid consenta a chi ha bisogno di stare anche durante la giornata e in particolare dovremmo riuscire nel giro di un paio di settimane ad aprire una collocazione con una struttura di volontariato locale con un rapporto strutturato con il Comune. Così facendo, potremo dare attenzioni alla presa in carico delle situazioni. Ci sono anche alcuni italiani per cui si può aprire una finestra di dialogo con i comuni di provenienza o le famiglie. Stiamo parlando di una ventina di persone in totale.
Per le strutture è prevista la presenza di infermieri?
Sì, la riattivazione è subordinata alla verifica di quelle che sono non solo le misure igieniche e di distanziamento, con camere singole, ma soprattutto nel cercare di avere un'adeguata cura sotto il profilo sanitario. Che vada dalla misurazione della temperatura o alla effettuazione del tampone. I servizi saranno adattati all'emergenza sanitaria in corso.
Come hanno reagito gli individui senza fissa dimora? Sono disposti ad essere accolti o fanno resistenza?
C'è uno zoccolo duro che al massimo, nei periodi più difficili, accetta il giaciglio e la mensa ma non un discorso strutturato. Su 20 sono circa 5 o 6.
La cittadinanza come ha accolto la decisione di restare in strada?
In questo momento storico è difficile percepire gli umori su questa situazione specifica. Ora in giro ci sono quasi solo le persone senza fissa dimora essendo quasi tutti i cittadini a casa. Penso però sia una duplice esigenza quella di garantire una possibilità a tutti che diventi anche strumento di prevenzione sociale e sanitario. Un intervento di questo genere, ora, è doveroso sotto tanti punti di vista.
E chi decidesse di non accettare l'accoglienza in una di queste strutture, verrebbe multato?
Sino ad oggi non abbiamo proceduto con le sanzioni ma dovessero verificarsi situazioni simili verrebbero valutate caso per caso perché non si può con una scelta così, di fronte ad una alternativa, avere lo stesso atteggiamento tenuto fino ad oggi. Decideremo a seconda delle situazioni, ad oggi è difficile rispondere.
Sindaco, in chiusura: vi sono arrivate le mascherine dalla Regione? Siete soddisfatti del quantitativo?
Oggi è arrivata una seconda consegna con cui riusciamo a distribuire abbastanza mascherine a metà della popolazione. Noi le stiamo distribuendo secondo criteri che privilegiano le persone che effettivamente hanno diritto di uscire, perché altrimenti sarebbe un messaggio controproducente darle a chi ha l'obbligo di restare a casa, come le persone anziane. A differenza di altre Amministrazioni stiamo operando un lavoro più di scelta rispetto alla distribuzione perché non vorremmo che questi 15-20 giorni, fondamentali, venissero interpretati erroneamente come a dire: con la mascherina vado dove voglio.