video suggerito
video suggerito
Covid 19

La piccola Emily, malata di covid a 11 giorni di vita: “È stato un calvario, ma ce l’abbiamo fatta”

Nata a Bergamo nei primi giorni dell’epidemia, Emily a soli undici giorni di vita si è ammalata di covid e ha passato in ospedale buona parte dei suoi primi due mesi di vita. Ora che la battaglia è vinta e la bimba è tornata a casa, i suoi genitori hanno raccontato a Fanpage.it i loro cinquanta giorni di lotta contro il virus. “È stato un calvario ma alla fine ce l’abbiamo fatta”.
A cura di Simone Gorla
12.135 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"È stato un calvario, ma alla fine ce l'abbiamo fatta". I genitori della piccola Emily tutto si aspettavano, tranne che trascorrere i primi due mesi di vita della loro bimba impegnati in una battaglia con il coronavirus. Emily nasce il 29 febbraio all'ospedale Papa Giovanni XIII di Bergamo. Sono i primi giorni di emergenza e ancora non è chiara la portata del contagio. "Tutto era relativamente tranquillo. In reparto non c'erano tutte le protezioni. Nessuno aveva la mascherina all'epoca", racconta a Fanpage la mamma, Paola Bellotti. "Mi avevano detto di stare tranquilla perché il reparto era distante da quello per i pazienti covid, che erano ancora pochi".

Tutto sembra andare bene. Paola e suo marito Michele tornano a casa a Brusaporto con la loro primogenita. Ma dopo una settimana iniziano a manifestarsi i sintomi della malattia. Prima il papà con la febbre. Poi anche la bimba non sente bene. "Non mangiava e continuava a dormire. Facevo fatica a tenerla sveglia. Ho chiamato l'ospedale e mi hanno detto di aspettare, ma il mio istinto mi diceva di preoccuparmi – ricorda Paola – Sono andata al pronto soccorso e l'hanno visitata: i parametri erano buoni, ma Emily aveva difficoltà a respirare. L'hanno ricoverata e, visto che si trattava di un sospetto caso di covid, non mi hanno permesso di restare con lei. Lasciare la mia bambina di soli 11 giorni è stato davvero angosciante".

Il giorno dopo arriva il risultato del tampone, è positivo. "Non me lo aspettavo, noi non eravamo mai usciti di casa, avevamo evitato ogni contatto anche con i parenti", racconta Paola. Per sedici giorni la piccola rimane ricoverata nel reparto di terapia sub intensiva. Respira da sola, ma viene alimentata artificialmente. Per la neo mamma sono ore difficili: "Mattina e sera parlavo con gli infermieri e i medici per avere aggiornamenti. Vivevo con il telefono accanto. Ci mandavano fotografie per mostrarci che stava bene e non era in pericolo di vita. Ma non è stato facile: iniziavamo appena a prendere confidenza con la nuova vita e tutto si è interrotto così presto. Anche per i medici era tutto nuovo, non sapevano nemmeno loro cosa aspettarsi". Nel frattempo anche Paola si ammala. Febbre e stanchezza, dolori muscolari, tutti i sintomi del contagio. Me né lei né il marito riescono a ottenere il tampone, nemmeno con una neonata in ospedale.

Il 27 marzo Emily sta meglio e può tornare a casa. Non ha più sintomi, ma il virus non se ne vuole andare. "Andavamo in ospedale per i controlli ogni settimana, il tampone era sempre positivo. Alla vigilia di Pasqua la bimba ha avuto nuove difficoltà respiratorie e siamo tornati al pronto soccorso. L'hanno tenuta una notte e ha avuto un picco di febbre, così è stata ricoverata di nuovo per sicurezza. È stato difficile, la bambina si era appena abituata di nuovo a stare con noi, lasciarla per la seconda volta è stata ancora più dura. Mi hanno aiutato le infermiere, che mi hanno rassicurato".

Ci vogliono quasi cinquanta giorni, ma alla fine Emily con l'aiuto di medici, infermieri e operatori vince la sua battaglia. "Il 23 e il 27 aprile i tamponi, gli ultimi due dei nove totali che ha fatto, sono risultati negativi", raccontano i genitori, "ora vogliamo dimenticare questa brutta esperienza e goderci la nostra bimba".

12.135 CONDIVISIONI
32831 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views