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Insultò i carabinieri a Expo, Sgarbi assolto. Per i giudici è il suo tipico ‘approccio macchiettistico’

Per i giudici della Corte d’Appello, che hanno assolto il critico d’arte, quelle pronunciate da Sgarbi non sono minacce, ma rientrano invece “nel suo consueto approccio forzatamente aggressivo e denigratorio”. L’episodio fa parte di una “epica ‘Sgarbiana’, di un “approccio appare macchiettistico, forzato, fuori contesto e sopra le righe da scadere a consunto luogo comune”.
A cura di Enrico Tata
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"Sei un fascista, non fate un cazzo e state interrompendo un pubblico servizio, ci vedremo in Tribunale, siete due coglioni”. E ancora: “Voi Carabinieri state qui a non fare un cazzo (…) io sono qui per lavorare e voi non fate un cazzo”. Era il 22 maggio 2015 e Vittorio Sgarbi insultava così alcuni carabinieri di guardia a uno degli ingressi dell'Expo di Milano. Per i giudici della Corte d'Appello, che hanno assolto il critico d'arte, quelle pronunciate da Sgarbi non sono minacce, ma rientrano invece "nel consueto approccio forzatamente aggressivo e denigratorio che tale personaggio adotta nelle più svariate occasioni". Per i giudici, in pratica, rappresentano il ‘brand' di Sgarbi, il suo "marchio di fabbrica".

Questo il pensiero della corte contenuto nelle motivazioni della sentenza con cui a febbraio i giudici hanno assolto Sgarbi per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. In pratica, accogliendo l'istanza dei legali dell'imputato, i magistrati hanno stabilito che il reato è stato assorbito da quello di oltraggio, estinto dopo il risarcimento di 10mila euro da parte di Sgarbi ai quattro carabinieri protagonisti della vicenda. In primo grado Sgarbi era stato condannato a cinque mesi. Per la Corte d'appello la frase ‘vi porto in Tribunale' e' "l'esemplificazione pratica e gestuale del suo disprezzo e insofferenza per qualsiasi forma di coercizione e controllo" e fa parte di una "epica ‘Sgarbiana', di un "approccio appare macchiettistico, forzato, fuori contesto e sopra le righe da scadere a consunto luogo comune, come una moderna versione del proverbiale (e ridicolo) lei non sa chi sono io".

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