Infermiere del Pio Albergo Trivulzio: “Minacce di licenziamento a chi indossava la mascherina”
"L'anziano riceveva spesso visite dai parenti, tutti provenienti da Comuni limitrofi alla "zona rossa" del Lodigiano". Questo un estratto della denuncia presentata da un'infermiera del Pio Albergo Trivulzio, a Milano, per commentare i momenti più critici della gestione dell'emergenza Coronavirus che ha causato la morte di diversi anziani all'interno della storica Rsa.
L'infermiera: Pazienti non sottoposti a tampone
In un altro passaggio del documento, visionato dall'Ansa, si legge che c'erano spostamenti tra i reparti di pazienti che "non erano sottoposti a tampone né se avevano sintomi Covid, né quando morivano". Quella dei tamponi è un'altra tematica delicata, poiché i test per stabilire la positività o meno di un ospite sono stati disponibili "solo a partire dal 20 aprile", due mesi dopo la scoperta del paziente 1 di Codogno. L'infermiera, di cui non sono state rese note le generalità, ripercorre passo dopo passo tutto quanto successo all'interno del Pat, azioni ora al centro dell'inchiesta della procura. Come altri suoi colleghi, anche l'infermiera ribadisce che non erano stati messi a disposizione i dispositivi di protezione individuale "fino alla metà di aprile".
Pasti in area comune anche dopo il primo decesso anomale
Il diktat della direzione sanitaria, secondo cui era fortemente sconsigliato l'utilizzo delle mascherine "per non creare scompiglio tra i degenti", era ripreso anche da una dottoressa ed altre caposala che avevano passato il messaggio alle infermiere. Ma c'è di più, perché secondo quanto denunciato dall'infermiera del Trivulzio, anche dopo il "primo decesso anomalo", datato 10 marzo, i medici del Pat avrebbero comunque suggerito a tutto il personale di continuare a servire il pranzo nel salone comune, posto al pian terreno, contro il parere degli infermieri stessi che avevano deciso di distribuire i pasti "presso le stanze dei pazienti".
Un altro infermiere: Il dg ha intimato un collega di togliersi la mascherina
Un altro infermiere della struttura, Franco Ottino, in una denuncia scritta ai pubblici ministeri rivela che il "17 o il 18 marzo", Giuseppe Calicchio, direttore generale del Trivulzio, ora indagato, "avrebbe intimato a un infermiere del reparto Bezzi di togliersi la mascherina, minacciandolo, in caso di rifiuto, con l'immediato licenziamento". Ottino nella sua denuncia parla di una mancata "gestione della salute e sicurezza all'interno" del Pat, specialmente riguardo alla "fornitura di dispositivi di protezione".