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Indossa il velo, l’hotel nega lo stage a una giovane studentessa: “Una discriminazione”

Una studentessa dell’istituto professionale Marignoni Polo di Milano, alla ricerca di uno stage obbligatorio da effettuare per conto della scuola, è stata rifiutata da un albergo a causa del velo che indossava. I compagni accusano l’hotel: “Discriminazione inaccattabile”. Ma dall’albergo parlano di “un’incomprensione”.
A cura di Federica Gullace
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Rifiutata a uno stage perché indossava il velo. È successo a Milano. Protagonista una studentessa alla ricerca di un tirocinio obbligatorio da dover effettuare in un albergo per conto dell’istituto professionale Marignoni Polo, a pochi metri dall’Arco della Pace, zona Sempione. La giovane, nata nel capoluogo lombardo da genitori egiziani, e che da quando ha tredici anni porta il velo come tutte le donne della famiglia, qualche giorno fa si era vestita di tutto punto per il colloquio di ammissione, indossando il tailleur blu scuro che avrebbe dovuto portare per tutta la durata del suo primo tirocinio. La giovane, determinata e convinta più che mai delle sue capacità però, ancora non sapeva che l’hotel Zara, un piccolo tre stelle vicino al nuovo Pirellone, avrebbe rifiutato la sua candidatura a causa del velo: "L'hotel preferisce evitare, se volete mandatene un'altra", hanno risposto alla scuola, che ha contattato la reception in cerca di spiegazioni.

In molti dalla scuola hanno preso a cuore la situazione, a partire dal preside dell’istituto Pietro De Luca: "Come tutti i suoi compagni anche lei era pronta a partire con lo stage obbligatorio per i suoi studi". Mentre Liliana Brini, responsabile dei tirocini, puntualizza: "Tempo fa, per precauzione, avevamo chiesto alla struttura se il suo velo potesse provocare problemi: di questi tempi non si sa mai. Ma l'hotel ci aveva rassicurato dandoci il via libera. Improvvisamente hanno detto che la questione velo aveva creato problemi in passato e hanno tagliato corto dicendo che preferivano evitare".

Una discriminazione inaccettabile

Ora, mentre lo stage all’hotel Zara è stato assegnato a una compagna di classe filippina, la giovane egiziana si trova all'hotel Nasco, in zona piazza Firenze, dove il suo velo di color turchese è stato accolto senza problemi: "Non capisco perché mai con i capelli scoperti avrei lavorato meglio. Nell'albergo dove sono stata dirottata ho sorriso, parlato, chiacchierato con gente di tantissimi paesi e nessuno sembrava prestarci attenzione". Proprio come quando gioca a pallavolo, con l'hijab a coprirle immancabilmente i capelli, o quando il sabato sera esce in centro con le amiche: "Dove all'inizio i miei compagni mi hanno fatto domande, ma quando hanno capito che si trattava di una mia scelta l'hanno presa come una parte di me e nessuno ci fa più caso".

Mentre la ragazza sembra aver già voltato pagina, i suoi compagni di classe proprio non hanno digerito quanto successo e hanno mandato una lettera all’albergo: "È una discriminazione che non possiamo accettare". Dall’albergo, però, tengono a precisare: "Si è trattato sicuramente di un'incomprensione. Siamo sempre stati molto aperti alla formazione e abbiamo dipendenti di qualsiasi etnia. Credo che il problema fosse una questione di disponibilità di stage: abbiamo un numero eccessivo di richieste da parte delle scuole e non possiamo accoglierli tutti".

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