Inchiesta su Don Gnocchi di Milano: licenziato uno dei lavoratori che denunciarono, altri trasferiti
Uno dei lavoratori dell‘Istituto Palazzolo della Fondazione Don Gnocchi di Milano che segnalarono irregolarità nella gestione delle misure di sicurezza contro il coronavirus ha ricevuto una lettera di licenziamento da parte della cooperativa Ampast. Lo ha confermato a Fanpage.it l'avvocato Romolo Reboa, legale dei lavoratori, spiegando che altri dipendenti avrebbero ricevuto sanzioni disciplinari con trasferimento in altre sedi. Si riaccendono i riflettori sul caso partito dalla denuncia da parte di 18 operatori che ha fatto scattare le indagini della Procura di Milano sulla diffusione del coronavirus nella Rsa.
Coronavirus al Don Gnocchi di Milano: lettera di licenziamento a lavoratore
I lavoratori hanno denunciato la struttura per epidemia colposa e altri reati, riferendo di un presunto mancato uso delle mascherine e di informazioni sui contagi già in atto tenute nascoste per giorni. Tutti gli autori dell'azione legale lo scorso 20 aprile erano stati sospesi dal servizio e avevano ricevuto una contestazione disciplinare. Il provvedimento era motivato dall'accusa di aver leso "l'immagine dell'azienda e della committenza" per aver diffuso a mezzo stampa il testo della querela sporta nei confronti della coop e della Fondazione. "In seguito a tale condotta la Fondazione ha esercitato, in data 17/04/2020, il diritto di non gradimento nei suoi confronti", avvertiva il documento ricevuto dai lavoratori.
Il legale dei dipendenti: Anche sanzioni disciplinari e trasferimenti
L'avvocato Romolo Reboa, che assiste i denuncianti con i colleghi Gabriele Germano e Massimo Reboa, ha confermato a Fanpage.it l'arrivo della lettera di licenziamento: "È state recapitata una raccomandata da parte della cooperativa. Il motivo del licenziamento sarebbe l'avere rilasciato delle interviste. Anche le altre sanzioni disciplinari con trasferimento sarebbero per ‘avere concorso a parlare con i giornalisti'. Insomma – insiste il legale – chi ha esercitato il suo diritto di parola è costretto a pagare. Questi lavoratori vengono allontanati perché non graditi".
La Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus – che per tramite dei suoi legali ha sempre negato ogni responsabilità sulla diffusione del contagio – dopo i primi provvedimenti di sospensione in una nota aveva precisato di "aver legittimamente esercitato il proprio diritto contrattuale di ‘non gradimento' nei confronti della cooperativa Ampast, ritenendo la presenza di alcuni dei loro lavoratori all'interno della struttura, incompatibile e inopportuna dopo che gli stessi, a mezzo stampa e televisione, avevano espresso giudizi gravi e calunniosi, tali da ledere il rapporto fiduciario con la Fondazione.