Inchiesta per epidemia colposa all’ospedale di Alzano, ci sono i primi due indagati
Ci sono i primi due indagati nell'inchiesta della procura di Bergamo per la mancata chiusura del pronto soccorso di Alzano Lombardo, dapprima chiuso e successivamente riaperto lo scorso 23 febbraio dopo la scoperta dei primi due casi di contagio da Coronavirus. Al momento, non sono noti i nomi degli indagati per epidemia e omicidio colposi, anche se pare che nessun dirigente né medico abbia ricevuto alcun avviso di garanzia.
Le due inchieste della procura di Bergamo
Negli scorsi giorni, la procura di Bergamo aveva sentito in quanto persone informate sui fatti sia l'allora direttore generale della Sanità lombarda Luigi Cajazzo, sia il direttore dell'Asst di Seriate Francesco Locati che il direttore sanitario di Alzano Roberto Cosentina. Nell'ambito di un'altra inchiesta, aperta per capire eventuali responsabilità per la mancata zona rossa a Nembro, sono stati ascoltati anche l'assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera e il governatore Attilio Fontana. Successivamente, anche il premier Giuseppe Conte, che si è assunto la responsabilità per non aver isolato l'area.
Gestione dei malati Covid nel pronto soccorso
Cajazzo, Locati e Cosentina hanno comunicato alla procura che il pronto soccorso del nosocomio di Alzano era stato riaperto per aiutare nell'epidemia che di lì a poco avrebbe investito la zona, essendo l'unico presidio utile presso il quale recarsi oltre all'ospedale Papa Giovanni di Bergamo. Ora i magistrati devono capire se i pazienti con sintomi simil influenzali probabili Covid dovessero essere gestiti in diversa maniera da quanto avvenuto. Anche la sanificazione dei reparti è al centro delle indagini.
Gori: Fontana mi disse che non aveva poteri per zona rossa
Nel mentre, nel Consiglio comunale di Bergamo di ieri sera, lunedì 15 giugno, il sindaco della città orobica Giorgio Gori ha litigato furiosamente con la Lega. Quest'ultima, ha accusato Gori di aver fatto pressioni per non istituire la zona rossa. Il primo cittadino ha risposto all'attacco minacciando querele, e rivelando che "il 7 marzo, l’ultimo giorno prima che venisse chiusa tutta la Lombardia, il presidente Attilio Fontana disse a me e ad altri sindaci che aveva consultato i suoi esperti costituzionalisti, i quali sostenevano che la Regione non avesse potere di istituire la zona rossa. Alla luce di quanto avvenuto in altre regioni ritengo che quella indicazione, ammesso l’abbia ricevuta, non era corretta, come poi ha ammesso l’assessore Giulio Gallera".