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Opinioni

Il vero sentimento anti lombardo è quello di chi nega che in Lombardia ci sia un problema

Da politici a intellettuali, passando per giornalisti, magistrati e opinionisti. Nelle ultime settimane non si fa che parlare di un sentimento anti lombardo provato da chi avrebbe gioito nel vedere in difficoltà la Lombardia, regione maggiormente colpita e messa in ginocchio dall’emergenza Coronavirus. Un sentimento violento e anacronistico fomentato da chi invece di dare e cercare risposte preferisce aizzare gli animi degli italiani nell’antica e purtroppo mai sopita disputa tra Nord e Sud.
A cura di Chiara Ammendola
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Da giorni, forse settimane, si sente parlare di un sentimento cosiddetto anti lombardo. Definizione utilizzata a più riprese dal mondo politico e giornalistico e ancor di più da intellettuali e opinionisti che hanno colto l'occasione per accendere ancora una volta una inutile e a tratti anacronistica disputa tra Nord e Sud, una lotta intestina vecchia come il mondo e di cui nessuno ha bisogno.

A quanto pare per qualcuno esistono persone, anzi, intere regioni che per un antico sentimento di rivincita basato evidentemente su un pensiero meschino come l'invidia gioiscono per quanto sta accadendo alla Lombardia e ai suoi cittadini: soprattutto ai milanesi e alle loro vite apparentemente superficiali che da cittadini modello d'Italia, come qualcuno li ha definiti, si sono ritrovati fermi e avviliti, in attesa del momento giusto per poter ripartire. D'altra parte è importante sottolineare che i primi a utilizzare questa espressione in un momento molto difficile per la Lombardia sono stati i suoi rappresentanti politici che dopo aver subito una serie di attacchi, anche vili bisogna dirlo, e di minacce, hanno sdoganato il temine anti lombardo facendo intendere che le continue critiche alla gestione regionale dell'emergenza Coronavirus non siano altro che frutto di un attacco politico sì ma basato su un sentimento di odio e di rivincita nei confronti dei lombardi. Un modo quanto mai pavido per alleggerirsi di colpe e responsabilità e puntare il dito anche contro chi fa informazione con serietà e consapevolezza e soprattutto coscienza, arrivando a presumere che nel lavoro di chi denuncia, e soprattutto nel dolore di chi vuole risposte per la morte dei propri cari ci sia un semplice e sciagurato desiderio di vendetta per motivi storici e sociali.

E la cosa che forse più sbalordisce è che a sostenere questa tesi ci siano voci, lombarde e non, che hanno rappresentato momenti importanti della storia politica e sociale del nostro paese: magistrati, giornalisti, anche ex direttori di testate e rappresentanti politici che prima di tutto dovrebbero avere ben chiaro che nei momenti di crisi, quelli veri, che mutano in maniera imprescindibile società ed economie di intere nazioni, ciò che conta trasmettere è il senso di unità. Che le guerre intestine e le polemiche sterili non premiano mai. Ecco, a tutti vorrei dire che non esiste nessun sentimento anti lombardo, nessuna rivincita nei confronti dei milanesi, nessuna gioia nel vedere una regione in difficoltà, nessuna soddisfazione nell'aggiornare un bollettino che conta morti, persone, concittadini. Se esiste un sentimento anti lombardo è sicuramente quello di chi sceglie di girarsi dall'altra parte, di chi non si prende le proprie responsabilità, di chi ha messo il profitto dinanzi alla salute, di chi ha chiuso gli occhi e di chi nega che ci sia stato un problema in Lombardia durante l'emergenza Coronavirus. Perché ai familiari delle migliaia di morti di Brescia, Bergamo, Lodi, Milano e Cremona, e così delle altre province – lombarde, loro sì – interessa solo un po' di onestà intellettuale e soprattutto di rispetto. Non crociate identitarie volte solo a nascondere le responsabilità sotto al tappeto.

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