Il sindaco di Lodi Uggetti in carcere: sussistono le esigenze di custodia cautelare?
La polemica scatenatasi in seguito all'arresto di Simone Uggetti, il sindaco di Lodi in quota Partito Democratico che ieri è stato condotto a San Vittore dalla Guardia di Finanza, non accenna a placarsi. Secondo l'accusa, Uggetti avrebbe "alterato il libero svolgimento della gara attraverso il confezionamento del bando con l'espresso riconoscimento di punteggi che potessero in concreto favorire la Sporting Lodi SSD e garantirle il buon esito dell'appalto". Manipolazione di un bando di gara pubblico, detta in poche parole. Ciò che però ha scatenato il dibattito non è stato tanto il tipo d'accusa mossa al sindaco lodigiano, quanto i contorni giudiziari che ne hanno portato non solo al formale arresto, ma addirittura a un provvedimento di custodia cautelare da scontare in carcere, a San Vittore.
Sulla questione è intervenuto anche Giuseppe Fanfani, membro del Consiglio Superiore della Magistratura ed ex sindaco di Arezzo, chiedendo fossero fatte delle verifiche circa “la legittimità dei comportamenti tenuti e dei provvedimenti adottati” dagli inquirenti titolari del procedimento Uggetti. La richiesta è stata avanzata perché, secondo Fanfani, l'arresto del sindaco sarebbe "ingiustificato e comunque eccessivo". "Non ho mai visto, in 40 e più anni di attività di penalista – ha proseguito Fanfani – incarcerare alcuno per un reato come la turbativa d’asta". Il magistrato, però, ha anche ammesso di aver fatto queste dichiarazioni basandosi sulla ricostruzione fornita dalla stampa e di non aver letto le carte dell'ordinanza di custodia cautelare emanata dal Gip Isabella Ciriaco. In seguito alle dichiarazioni di Fanfani, numerose sono state le reazioni di sdegno da parte degli altri membri del Csm. "Parole inaccettabili, sono un'indebita interferenza sull' autonomia e la serenità dei magistrati", hanno commentato i colleghi di Area.
Chi ha ragione, quindi? L'arresto di Uggetti è giustificato o no? Per poter comprendere meglio i motivi che hanno portato all'incarcerazione del sindaco del Partito Democratico è necessario leggere l'ordinanza integrale. Ventisette pagine totali, che riportano sia i gravi indizi di colpevolezza attribuiti a Uggetti, sia le intercettazioni ritenute penalmente rilevanti dagli inquirenti, sia le motivazioni che hanno portato all'emanazione del provvedimento per "pregnanti e indiscutibili" esigenze cautelari. Secondo il giudice per le indagini preliminari, Isabella Ciriaco, "sia il Sindaco che il correo Marini hanno dimostrato assoluta spregiudicatezza non solo nella modalità concrete tenute nel delinquere, ma portando avanti con protervia i loro fini, intraprendendo attività volte a distruggere ed eliminare le tracce del loro accordo illecito".
Dalle intercettazioni, infatti, emergerebbe distintamente un elemento: i due indagati temevamo che il clamore suscitato da una polemica circa l'assegnazione poco trasparente dell'appalto potesse in qualche modo interessare la Polizia Giudiziaria, spingendo quindi le autorità ad effettuare delle indagini, "alla luce degli esposti intervenuti e dal clamore mediatico dato al bando dai soggetti rimasti di fatto e sostanzialmente esclusi dello stesso". Per questo motivo avrebbero quindi cercato di depistarle tentando di cancellare le prove contenute nei vari dispositivi elettronici utilizzati durante le "contrattazioni". Il timore, si evince dalle carte, sarebbe nato per via di una battuta pronunciata da qualcuno che poteva essere a conoscenza dell'esistenza di un'eventuale inchiesta aperta.
"Le condotte concretamente tenute dagli indagati confermano non solo la piena consapevolezza della condotta illecita tenuta, ma soprattutto sono emblematiche della concretezza ed attualità di un intenso pericolo di inquinamento probatorio", si legge nell'ordinanza. Secondo gli inquirenti, però, non solo sussisterebbe il rischio di inquinamento delle prove, che avrebbe potuto alterare l'esito delle indagini future e la "corretta formazione della prova costituenda", ma anche il concreto rischio di fughe di notizie, dato che già nella fase precedente l'arresto i due correi, allarmati probabilmente da "voci di corridoio", avevano cercato di distruggere gli eventuali indizi che avrebbero potuto essere utilizzati contro di loro.
Secondo il Gip, "il ruolo pubblico rivestito di ‘primo cittadino' gli ha consentito di intessere rapporti privilegiati con vertici politici e anche delle forze dell'ordine, con conseguente possibilità che l'indagato possa utilizzare ogni minimo spazio di libertà nel tentativo di pregiudicare l'ulteriore seguito delle indagini e predisporre degli atti e situazioni volte a ridimensionare la sua posizione di responsabilità". A riprova di quest'affermazione, prosegue la Ciriaco, ci sarebbe un incontro richiesto da Uggetti al Colonnello Benassi (Comandante provinciale della Gdf) "teso a carpire informazioni sulle indagini in corso e contestualmente a preordinare una linea difensiva fondata sullo screditare il possibile concorrente escluso che sapeva essere un suo denunciante".
Non solo il pericolo di inquinamento delle prove, gli inquirenti sostengono anche sussistesse anche un concreto il pericolo di reiterazione del reato, una "recidivanza desumibile dalla naturalezza e disinvoltura dimostrata dal Sindaco Uggetti ( e del correo Marini) nel concordare le modalità delittuose e attuate e ancor di più nel preoccuparsi di rimuovere le tracce di quanto commesso".
Come sostenuto da Giuseppe Fanfani stamane, raramente si è visto condurre in carcere un indagato per turbativa d'asta. Solitamente per questo tipo di reato sono previste altre cautele, come gli arresti domiciliari oppure il braccialetto elettronico. Misure che però il Gip non prende in considerazione perché "con l'attuale progresso tecnologico è impossibile monitorare e controllare gli indagati sottoposti agli arresti domiciliari". Inoltre, si legge nelle motivazioni dell'ordinanza di custodia cautelare, "il reato scoperto, nella sua gravità e negatività per le ricadute pubbliche che comporta, unitamente alle personalità negativa e abietta palesata dai due indagati, desta notevole allarme sociale".
Insomma, stando alle carte fornite dagli inquirenti sussisterebbero due condizioni su tre a sostegno della richiesta di custodia cautelare per Uggetti. Il provvedimento, però, come secondo quanto dispone l'articolo 299 del codice di procedura penale, può essere annullato immediatamente qualora risultassero "mancanti, anche per fatti sopravvenuti, oppure le condizioni di applicabilità dovessero risultare attenuate, ovvero la misura applicata non appaia più proporzionata all'entità del fatto o alla sanzione che si ritiene possa essere irrogata".