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Il Fisco contro le discoteche milanesi: evasione di 15 milioni di euro. La replica: “Falso”

Ammonterebbero a ben 15 milioni di euro, i debiti di alcune tra le più note discoteche milanesi nei confronti del fisco italiano. Cifre, risalenti al 2012, dopo il famoso blitz a Cortina. Ma i gestori e i proprietari negano ogni addebito.
A cura di Federica Gullace
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Secondo un’analisi della Agenzia delle Entrate, sarebbero ben quindici i milioni di euro di imposte non versate da alcune tra le più note discoteche milanesi. A Milano i controlli risalgono al 28 gennaio 2012, quando decine di ispettori dell’Agenzia delle Entrate e di agenti della Polizia Locale, verificarono scontrini e incassi emessi dai locali della movida milanese.

Da corso Como fino ai Navigli, come si legge su Repubblica.it, si parla oggi di debiti che vanno dai 500 mila euro a quasi 2 milioni: immediata è stata però la risposta da parte dei proprietari e gestori delle discoteche, che hanno sostenuto a gran voce si tratti di calcoli totalmente sbagliati, e di un errore enorme. Roberto Cominardi, presidente di Silb, l’associazione dei locali notturni dell’Unione del commercio, ha infatti così replicato alle accuse: "È giusto che gli evasori paghino, ma qui ci troviamo di fronte a un gigantesco errore. Gli incassi presunti delle discoteche sono stati calcolati in base alle tabelle valide per pub e ristoranti, senza tenere conto di free drink, ingressi omaggio, sconti e altre formule promozionali tipiche del mondo della notte. Chiunque frequenti le discoteche sa che molti drink vengono offerti, che chi prenota un tavolo contratta prezzi diversi da quelli di listino e che tanti gestori come misura anticrisi fanno entrare gratis molti clienti, soprattutto le donne".

Lo sbaglio che viene contestato all’Agenzia, è infatti quello di aver compiuto dei calcoli sulla base degli incassi calcolati in relazione al numero delle persone presenti nella sala e delle bevande servite, trascurando quindi eventuali ingressi omaggio, o drink offerti, e presumendo inoltre che per ogni bicchiere fosse stato pagato un prezzo pieno e che ad ogni ingresso corrispondesse il biglietto intero. Qualunque sia la verità, rimane il fatto che il fisco ha rilevato grandissime incongruenze tra il reale ricavato e quanto effettivamente dichiarato.

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