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Il ct azzurro Davide Cassani contro gli automobilisti: “Ciclisti invisibili, potevo morire”

Una mattinata in bicicletta tra Milano e la Brianza si è trasformata in un’esperienza da brividi per il ct della nazionale di ciclismo, Davide Cassani, che in un lungo post su Facebook ha raccontato il suo giro tra le manovre azzardate di auto e camion. Raggiunto da Fanpage.it, il ciclista azzurro ha voluto denunciare i comportamenti irresponsabili di chi si mette al volante: “Sulle strade è come una guerra e i ciclisti sono invisibili. Mancano rispetto e attenzione”.
A cura di Simone Gorla
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"Oggi è stata una giornata bellissima. Sono andato in bici, ho pedalato su strade che mi hanno riportato a ricordi emozionanti e non sono neanche morto". Termina così il racconto del ct azzurro di ciclismo, Davide Cassani, che ha condiviso su Facebook la cronaca della sua mattinata in bicicletta tra Milano e la Brianza. Un resoconto non privo di ombre: l'ex ciclista infatti ha denunciato senza mezzi termini la pericolosità delle strade (e degli automobilisti) per chi si muove in bicicletta.

L'allarme: sulle strade è come una guerra

"La Brianza è divertente da girare in bici, ho trovato strade in ottimo stato, una bella pista ciclabile da Monza… ma sulla via da Monticello in appena dieci chilometri ho passato tre brutti momenti", spiega Cassani a Fanpage.it, senza nascondere il suo fastidio e la sua preoccupazione. "È un grosso problema, non solo mio ma di tutti sulle strade. Non se ne parla quasi mai, ma muoiono centinaia di ciclisti e pedoni ogni anno, per non parlare di automobilisti e motociclisti. È come una guerra e riguarda tutti". La causa? "Mancano rispetto, attenzione per gli altri ed educazione"

La denuncia: i ciclisti sulle strade sono invisibili

"A volte come ciclista mi sento invisibile. Un automobilista che si immette senza guardare e poi, se mi affianco a lui per farglielo notare, mi manda anche a quel paese. Vuol dire che se ne frega degli altri, per questo le strade sono così pericolose", sottolinea il ct della nazionale di ciclismo. "Quel camionista che mi ha quasi tirato sotto, se avesse rallentato avrebbe perso forse cinque secondi, non di più. L'automobilista, se avesse aspettato prima di svoltare, avrebbe perso due secondi, ma non mi avrebbe messo in pericolo". L'analisi di Cassani è amara: "Bisogna ripartire dalle basi dell'educazione. Ricordare che quando si guida non si giova, che una tua disattenzione può ammazzarmi. Oggi essere un ciclista in strada è pericoloso".

Il racconto del ct azzurro

"Essendo a Milano, questa mattina ho deciso di andare a fare qualche km in Brianza. Ne avrò avute di biciclette ma quando ne hai una nuova non vedi l’ora di andare a provarla. Partito alle 8.30, quando il termometro non si era ancora deciso di superare i 30 gradi, direzione Monza Era da qualche anno che non pedalavo su queste strade ma, nonostante il traffico, decido di proseguire". Inizia così il racconto di Cassani. Il piacere della pedalata sulla bici nuova si mescola ai ricordi dei successi delle sua lunga carriera, ma purtroppo c'è qualcosa di più serio a cui pensare. "Sono da solo, pedale sul ciglio della strada quando un camion, senza pensarci due secondi, mi supera. La strada non è larga, anzi, è uno dei pochi tratti dove la carreggiata si restringe essendoci uno spartitraffico a centro strada. Ho passato 5” terribili – racconta il ct della nazionale italiana – non avevo scelta, o rischiare di finire sotto le ruote del camion o buttarmi sulla banchina. Mi sono alzato suo pedali per bilanciare il peso, ho cominciato a saltellare cercando di capire quale sarebbe stato il posto migliore per buttarmi a terra. Ce l’ho fatta. Non sono andato sotto il camion e non sono caduto".

Non è finita. Poco dopo il ciclista si trova nuovamente a rischio, questa volta per colpa di un'automobile. "Passano 5’, una vettura mi supera e, neanche il tempo di terminare il sorpasso, mette fuori la freccia, mi taglia la strada, e si infila a destra. Arrivato quasi a Villasanta vedo un auto pronta ad uscire da una stradina, o forse una proprietà privata. Essendo ancora impaurito per quello che mi era capitato prima, cerco lo sguardo del conduttore e mi accorgo che sta guardando altrove.  Arrivato a 10 metri mi rendo conto che non mi ha visto e si immette sulla strada. Io la schivo per un nulla e, arrivato al suo fianco, alzo una mano per fargli capire che stavo arrivando ma lui, come se neanche esistessi, ha dato gas ed è sparito alla mia vista".

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