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Il 28 agosto la Chiesa ricorda Sant’Agostino, le cui reliquie sono custodite a Pavia

Sant’Agostino è una delle personalità più intricate e interessanti della Chiesa Cattolica. Molto affascinante è la sua ricerca di Dio e della felicità di cui parla ampiamente nelle sue opere, che gli hanno fatto guadagnare il titolo di Dottore della Chiesa.
A cura di Marta Ferraro
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Sant'Agostino nacque a Tagaste in Africa, il 13 novembre 354 da una famiglia di proprietari terrieri. Ricevette dalla madre, donna pia e devota, un'educazione cristiana. Ma da giovane abbandonò i precetti cristiani per seguire la filosofia maniche. Nel 387 si trasferì a Milano, città nella quale conobbe Sant'Ambrogio. Fondamentali per la sua conversione furono proprio Sant'Ambrogio vescovo di Milano e sua madre Santa Monica. Sant'Agostino scrisse molte opera, tra le quali la più nota è Confessioni, per esse ha ottenuto il titolo di Dottore della Chiesa.

La vita di Sant'Agostino, della quale lui stesso parla ampiamente in una delle sue opere più famose le Confessioni, può essere suddivisa in due momenti, prima e dopo l'incontro con Cristo che definisce "Bellezza tanto antica e tanto nuova". È dall'incontro con Cristo che Agostino trova finalmente la felicità e il senso pieno della vita, dopo aver tanto cercato e sofferto. Fondamentale nella sua ricerca sono stati la madre, Santa Monica, che non si è mai stancata di pregare per questo figlio così ribelle e peccatore e Sant'Ambrogio che Sant'Agostino incontrò a Milano e dal quale ricevette il battezzato.

Sant'Agostino dopo essere stato educato al cristianesimo dalla madre, abbracciò la filosofia del manichei. In seguitò si unì, probabilmente per 14 anni, a un'ancella dalla quale ebbe un figlio, Adeodato. Si trasferì a Cartagine dove aprì una scuola nella quale insegnò per alcuni anni. In seguito Sant'Agostino decise di trasferirsi dall'Africa a Roma, nonostante il disappunto della madre, che comunque decise di seguirlo, ma che lui con un espediente lasciò a Cartagine. A Roma, con l’aiuto dei manichei, aprì una scuola, ma non fu a suo agio, e presto si trasferì a Milano che fu la tappa decisiva per la sua conversione. Con la morte della madre e dopo aver risolto la sua posizione con l'ancella e il figlio prese i voti. Nel 429 si ammalò gravemente, mentre Ippona era assediata dai Vandali comandati da Genserico e morì il 28 agosto del 430 a 76 anni. Le sue reliquie sono custodite nella Chiesa di San Pietro in Ciel d'Oro a Pavia. Per la preziosità delle sue opere è stato definito Dottore della Chiesa.

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