Fiori del Comune senza distinguere tra partigiani e repubblichini. Sala: “Non succederà”
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala non ha nessuna intenzione di cambiare idea: da Palazzo Marino nessuna corona di fiori per i caduti della Repubblica di Salò e delle brigate fasciste, seppelliti al Campo 10 del cimitero maggiore. Nessuna marcia dietro dunque, dopo le parole dell'assessora alla Sicurezza Carmela Rozza, anche lei del Partito democratico, che aveva espresso l'opinione per cui il comune di Milano dovesse portare il suo omaggio istituzionale in maniera indistinta. Una proposta bocciata come "indecente" da Roberto Cenati, presidente di Anpi Milano.
Sala affida il suo pensiero ad un post su Facebook: "Torno ora in Europa dalla missione sudamericana a Lima che ha assegnato la sessione del Cio del 2019 a Milano, e leggo della polemica riaccesa sulla questione delle corone per il 2 novembre. Capisco che su un tema come questo ci possano essere diverse sensibilità, sia politiche che personali. Non vedo però nessun buon motivo per cambiare idea rispetto alla riflessione che avevo già fatto, in maniera approfondita, un anno fa".
Sala: "Pietà per tutti, ma no a posizioni ambigue"
"La pietà è per tutti – prosegue Sala – ma non va confusa con il giudizio sul valore delle scelte compiute da ciascuno. Non ritengo quindi che una corona debba essere deposta al Campo 10. Peraltro voglio ricordare che all'ingresso del cimitero di Musocco l'amministrazione depone già una corona a suffragio di tutti i defunti. Come tutte le prese di posizione non ambigue, certamente anche la mia susciterà polemiche. Ma su temi del genere è certamente meglio non essere ambigui". La posizione di Sala arriva dopo che negli ultimi anni si è consolidata la presenza di gruppi neofascisti al Campo 10, che portano il loro omaggio con parate in stile militare e saluti romani, in particolare nella giornata del 25 aprile.
La proposta di Rozza: "Una corona unica per tutti i caduti"
Insomma, il sindaco dice "no" alla proposta dell'assessora Rozza, che voleva da parte dell'amministrazione una celebrazione equidistante in nome della pietà umana, senza distinguere così tra gli oltre 3500 partigiani sepolti al Campo Gloria e i morti della Rsi.
