“Finita l’emergenza Coronavirus avete svenduto l’ospedale ai privati”: proteste a Codogno e Casale
C'è agitazione tra i cittadini di Codogno e Casalpusterlengo che nella serata di oggi, venerdì 19 giugno, si troveranno in piazza per protestare contro lo smantellamento degli ospedali ospitati dai due comuni. I due paesi del Lodigiano, facenti parte della primissima zona rossa italiana istituita a causa dell'emergenza Coronavirus che aveva investito la zona, si vedrebbero così sottratti i rispettivi nosocomi senza ancora una spiegazione ufficiale. Fanpage.it ha consultato una fonte che ha chiesto di rimanere anonima per fare chiarezza su quanto sta succedendo.
"Stasera saremo almeno duemila persone in piazza per protestare", spiega la fonte, che aggiunge: "Inizialmente doveva essere una fiaccolata, ma i divieti correnti non ce lo hanno permesso, quindi faremo una manifestazione statica". I manifestanti, tra cui medici, sindacalisti e normali cittadini, protesteranno contro lo "svuotamento degli ospedali di Codogno e di Casalpusterlengo". "A Codogno – spiega la fonte a Fanpage.it – hanno chiuso anche il reparto di Ortopedia. Al pronto soccorso lavorano quattro dipendenti che fanno otto ore più quattordici di reperibilità". Se qualcuno con un dolore toracico si recasse nel nosocomio del paese in cui è stato riscontrato il primo caso di contagio da Covid in Italia, "sarebbe spedito ovunque, perché c'è un cardiologo in tutta la struttura", rivela la fonte. Ma la cosa più grave denunciata dall'interlocutore di Fanpage.it, riguarda la prenotazione degli esami con la "mutua ancora bloccati". "Questo è gravissimo – spiega – perché gli stessi medici, nelle stesse strutture e con gli stessi materiali ti visitano se la prenotazione arriva tramite convenzioni. E tutto ciò non è assolutamente possibile", anche perché, spiega ancora la fonte, altrove sarebbero già stati sbloccati. "Per questo motivo, ieri è stata licenziata la responsabile dell'amministrazione di Lodi".
C'è poi il capitolo che riguarda l'ospedale di Casalpusterlengo, il cui reparto oncologico era il fiore all'occhiello della struttura. "L'hanno smantellato in una notte – spiega la fonte a Fanpage.it -. Sono arrivati con due tir senza che nessuno sapesse nulla e hanno portato via tutto". Il piano della Asst di Lodi era quello di riconvertirlo a reparto Covid per ospitare i pazienti contagiati: "Hanno monitorato sei pazienti non gravi in tutto", racconta la fonte, che spiega come "abbiano voluto riconvertire l'ospedale in un momento in cui non c'era bisogno". Questo perché, stando a quanto denunciato, "a Lodi la terapia intensiva era piena per il 25 per cento e i reparti non erano più saturi. In più, il Comune di Lodi aveva fatto una convenzione con l'Una Hotel per ospitare i pazienti covid non gravi", un po' come successo con l'hotel Michelangelo di Milano. Stando a quanto raccontato dalla fonte, appare chiaro che la riconversione dell'ospedale di Casale, il cui pregiato reparto di Oncologia è stato trasferito a Codogno, era superfluo. Sul motivo di tale smantellamento, diverse sono le ipotesi. Ma ce ne è una che prende sempre più piede, almeno a livello ufficioso: l'Asst di Lodi starebbe organizzando la vendita delle strutture ai privati. Gli acquirenti, si dice, potrebbero essere o l'Humanitas del Gruppo Veronesi o il Gruppo San Donato che, però, smentiscono l'indiscrezione.
A dare invece adito alle voci è "la presenza di macchinari per la radioterapia, appena acquistati, del valore di 14 milioni di euro l'uno", spiega la fonte a Fanpage.it. "Come è possibile che smantelli tutto e lasci macchinari per un valore complessi di circa 30 milioni? Chiaro che se lasci solo le mura, il valore di quello che vendi è di gran lunga inferiore…". Infine, un'ulteriore indizio che dà credito all'ipotesi di una vendita dell'ospedale di Casalpusterlengo, sarebbe l'idea di "spostare tutti i medici a Codogno ed accorpare gli organici". "Così facendo – dice con tono rassegnato la fonte a Fanpage.it -, a Casale resterebbe solo la farmacia". La chiusura dell'ospedale di Codogno e la riconversione di quello di Casala, ha costretto parte della popolazione ad affidarsi ad un solo pronto soccorso per circa tre mesi, quello di Lodi. "Un solo centro di primo soccorso per oltre 233mila persone – dice la fonte -. Ci sono state giornate in cui c'erano 80 individui in attesa e file all'esterno lunghe chilometri. Molti – conclude infine l'interlocutore di Fanpage.it – sono stati soccorsi per strada perché si erano sentiti male".