Fase 2 in stallo, i sindacati: “La Lombardia non ha fatto una proposta concreta che fosse una”
Si è conclusa con un nulla di fatto la video conferenza tenutasi questa mattina, venerdì 17 aprile, tra la Regione Lombardia e gli esponenti di attività produttive, sindacati e università che ha contato oltre 100 persone connesse per discutere della cosiddetta fase 2 dell'emergenza Coronavirus. Secondo quanto comunicato dai sindacati Cigl, Cisl e Uil in una nota stampa, "non abbiamo purtroppo ascoltato dalla Regione nemmeno una sola proposta che si possa onestamente definire concreta".
I sindacati rimproverano alla Giunta lombarda di non aver fornito garanzie sulla disponibilità di mascherine e guanti idonei per tutti i lavoratori chiamati, teoricamente, a ripartire dal prossimo maggio, come da proposta del presidente lombardo Attilio Fontana. A detta dei sindacati non sarebbe poi stato offerto nemmeno un piano su cui ragionare per garantire la distanza di sicurezza su tutti i trasporti, dai treni ai bus, oltre che un elenco dettagliato delle attività che devono essere svolte da casa in smartworking. Cigl, Cisl e Uil lamentano inoltre che non è stata offerta alcuna idea "su come organizzare i servizi" in Lombardia per assicurare a tutti coloro che dovranno tornare a lavorare "almeno un tampone settimanale e il test sierologico".
I sindacati spiegano quindi infine che per loro "le quattro D per ora restano al massimo buone intenzioni". Unitamente, Cgil, Cisl e Uil, "ribadiscono che le date e le modalità con cui si attuerà la fase 2 si decidono solo a livello nazionale". Serve quindi che la Lombardia si prepari al meglio e che "le annunciate misure diventino concrete opportunità garantite a tutti", visto e considerato che tra i lavoratori ci sono anche operatori di ospedali ed Rsa. La Regione è quindi invitata a soddisfare tutte le richieste in tema di sicurezza per evitare che la ripartenza non sia quella dell'epidemia, con nuovi contagi, ricoveri e decessi.
Contemporaneamente, anche la Regione Lombardia ha rilasciato una sua nota in cui viene detto poco o niente, dove viene ribadito "l'obiettivo della Regione" di dare il "via libera ai cantieri, a partire da quelli pubblici". La Lombardia spiega nella nota che "al termine del confronto è emersa l’esigenza della quinta ‘D’, quella dei Diritti (diritto alla sicurezza, al lavoro, alla mobilità e allo studio)". Tralasciando per un momento che la D dei Diritti dovrebbe essere la prima e non la quinta, la Lombardia pare confermare quanto scritto dai sindacati: nulla di fatto, ci si riaggiornerà.