Expo: la denuncia di 100 lavoratori: “A giugno senza stipendio”
Erano in cinquantina, venerdì sera, i giovani lavoratori del Padiglione Italia riuniti nei sotterranei della stazione ferroviaria di Milano per un'assemblea su un tema importante: ottenere gli stipendi pendenti del mese di giugno. Sono circa un centinaio i lavoratori in attesa di risposte, tra hostess e steward: tutti accomunati dall'essere rimasti all'asciutto dopo un mese di lavoro tra i padiglioni di Expo 2015. Alcuni di loro ancora lavorano altri hanno concluso l'esperienza al cardo, l’area dedicata al Paese che ha organizzato l’Esposizione universale. Le cifre avanzate dai giovani oscillano tra i 900 e 1.100 euro. Ma la vicenda legata al mancato pagamento risale a diverso tempo prima, circa sei mesi prima del via della manifestazione. È il dicembre 2014 quando viene sottoscritto il contratto di servizio con la Jec, "J Events & communication", alla guida di una cordata d’imprese costituite con capitale sociale modesto. Il primo maggio e a gestire il personale sul posto c'è Manpower, il gruppo che ha selezionato il personale per la kermesse.
A giugno la Jec interviene per cedere l’incarico di gestione del padiglione Italia a un’altra società: la The Kay, contraddistinta, anche questa da un capitale sociale "leggero" di 10 mila euro. La The Kay è nata appena 18 maggio 2015 e non dura neanche un mese, il tempo di accumulare il debito con i giovani dipendenti. A luglio le sorti dei lavoratori passano allo studio Ega, che lavora con Manpower. A questo punto la Jec si dilegua e lo fa ignorando le proteste e le lettere dei lavoratori. Dal canto suo l'amministrazione di Expo risponde aprendo un contenzioso con la Jac, in quanto non riconosce la legittimità del subappalto a The Kay. Un incastro di scatole cinesi e società nelle società che ha un solo esito: quello di lasciare senza stipendio un centinaio di lavoratori, ancora in attesa di risposte.