Expo 2015, nel padiglione di “Save the Children” si combatte la malnutrizione
Un padiglione per dire "No" alla malnutrizione. È questo l’obiettivo di Save the Children, l’organizzazione di volontariato che dal 1919 opera in tutto il mondo per la tutela dei diritti umani, che ha così deciso, in un’occasione così rilevante come quella dell’Esposizione universale, di raccontare i viaggi delle centinaia di bambini che ogni anno giungono in Italia, in condizioni di estremo disagio, in cerca di aiuto.
Un lavoro duro, che ha coinvolto dieci giovani minori, arrivati negli ultimi otto mesi da Senegal, Marocco, Egitto e Albania, ospiti di alcune comunità in città, che hanno così realizzato, in un laboratorio di tre settimane, i muri esterni dello spazio che a Expo ospiterà Save the Children. Un padiglione che permetterà al pubblico di conoscere e affrontare in prima persona il problema della malnutrizione infantile, che ogni anno è causa di morte per oltre 3 milioni di bambini sotto i 5 anni. Come ha raccontato Valerio Neri, Direttore generale di Save the Children, un progetto importante e necessario, avente come obiettivo anche quello di far conoscere l’organizzazione e così divulgare la loro attività, richiamando potenziali sostenitori: "Il 2015 è un anno chiave in cui i Governi faranno un bilancio sugli obiettivi di sviluppo del millennio, fissati nel 2000 per costruire un mondo più equo e solo parzialmente raggiunti prima di fissare i nuovi obiettivi sostenibili".
Un villaggio per immedesimarsi nella vita dei bambini
Il padiglione, progettato dallo studio Argot ou La Maison Mobile (Aoumm), sorgerà su un lotto di 800 metri quadrati, e sarà un vero e proprio "villaggio esperienziale nel quale immedesimarsi nella vita dei bambini più poveri e in difficoltà e contribuire a cambiarla", ove saranno richiamati i luoghi del mondo in cui l’organizzazione è attiva con i suoi interventi. Il villaggio comprenderà cinque sezioni, intorno ai temi della nutrizione, della malnutrizione e dell’emergenza, e i visitatori saranno chiamato a mischiarsi virtualmente con un bambino che, come un compagno di viaggio, lo guiderà nel percorso. Inoltre, i visitatori potranno confrontarsi con la sua storia, fare delle scelte e relazionarsi con l’impatto di una catastrofe naturale, nella quale è necessario operare con tempestività.
Riccardo Balzarotti e Rossella Locatelli di Aoumm, si sono detti entusiasti del progetto: "Siamo felici che l’organizzazione si sia fidata di un giovane studio di architettura. Abbiamo voluto tradurre questo incontro nei volumi, nelle forme e nei materiali utilizzati. Non ci sarà distinzione tra interno ed esterno, la luce naturale sarà la principale fonte di illuminazione. La struttura, completamente smontabile per essere riutilizzata in contesti dove non è facile disporre di energia, è stata pensata con lo scopo di minimizzare l’utilizzo di ciò che si consuma e in un’ottica di autocostruzione".