Europee, Lara Comi non va a Bruxelles: Voglio difendermi dalle accuse
Lara Comi non andrà a Bruxelles. L'esponente di Forza Italia ha incontrato il presidente del partito Silvio Berlusconi mercoledì scorso, in un faccia a faccia che ha portato alla decisione dell'ex cavaliere di scegliere il seggio della circoscrizione nord ovest, lasciando fuori così l'eurodeputata uscente, che sarebbe stata ripescata (grazie alle 32mila preferenze ottenute nel voto del 26 maggio) se Berlusconi avesse optato per un altro seggio. "Ringrazio il Presidente Berlusconi che durante l'incontro di mercoledì scorso mi ha più volte invitato a proseguire nella mia attività politica, apprezzando il mio costante impegno per il lavoro svolto in questi anni a Bruxelles", ha dichiarato Lara Comi. "Nonostante ciò gli ho comunicato la mia decisione irrevocabile di voler essere libera da ogni incarico politico o nell'ambito dell'attività del Parlamento Europeo, perché voglio difendermi dalle accuse che mi sono state mosse, senza avvalermi dell'immunità parlamentare. Da libera cittadina dimostrerò a testa alta la mia totale estraneità a fatti che possano avere rilievo penale", ha aggiunto.
L'ex addetto stampa: spese per la campagna elettorale pagate in contanti
Intanto le dichiarazioni ai magistrati milanesi del suo ex addetto stampa rischiano di peggiorare la posizione di Lara Comi, indagata per finanziamento illecito in uno dei filoni della maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano su tangenti, appalti pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia. In "alcune riunioni dell'intero staff" si è "parlato del fatto che il budget di 200mila euro, normativamente imposto per la campagna elettorale per le elezioni europee, era troppo limitato per le esigenze della sua campagna elettorale. Peraltro, alcune spese venivano in parte pagate per contanti. In alcuni casi ho visto la Comi pagare in contanti, ma non so se poi le relative somme sono state contabilizzate". Queste le parole messe a verbale dall'ex collaboratore dell'eurodeputata, secondo quanto riportato dall'Ansa. Il giornalista è stato sentito come teste e poi come indagato in relazione all'ipotesi che parte del suo stipendio, pagato con fondi del Parlamento europeo sia stato "retrocesso" per finanziare il partito in provincia di Varese.