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Esplosione in via Brioschi a Milano, Pellicanò fermato per strage

Il marito di una delle vittime dell’esplosione di una palazzina in via Brioschi, a Milano, è stato portato in carcere dall’ospedale Niguarda, dove era ancora ricoverato assieme alle due figlie. “Covava rabbia per la separazione dalla separazione”, si legge nelle motivazioni del provvedimento di fermo firmato dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pm Elio Ramondini. Il fermo disposto per il pericolo di fuga.
A cura di En.Ta.
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Giuseppe Pellicanò, 51 anni, marito della donna rimasta uccisa nell‘esplosione in via Brioschi dello scorso 12 giugno, è stato fermato con l'accusa di strage: "Covava rabbia per la separazione dalla separazione", si legge nelle motivazioni del provvedimento di fermo firmato dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dal pubblico ministero Elio Ramondini.

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Nel pomeriggio gli agenti della squadra mobile sono andati all'ospedale Niguarda, dove l'uomo si trovava ancora ricoverato, e hanno portato Pellicanò nel carcere di San Vittore. Per la procura, che lo aveva iscritto come unico indagato nell'inchiesta sull'esplosione, l'uomo avrebbe staccato volontariamente il tubo del gas con l'intenzione di uccidere moglie e figlie. Il fermo è stato disposto perché, dicono i pm, "ricorre il pericolo di fuga" e per gli indizi di grave colpevolezza.

Nell'esplosione del 12 giugno hanno perso la vita la compagna di Pellicanò, Micaela Masella e i due vicini della coppia, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, 27 anni. Nello scoppio sono rimaste ferite anche le due figlie di Pellicanò di 7 e 11 anni. Le bambine sono ancora ricoverate nel Centro grandi ustionati del Niguarda, Per gli inquirenti il padre voleva uccidere anche loro. Il pm Ramondini oggi ha interrogato Pellicanò all'ospedale Niguarda, ma lui si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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