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Ermanno Olmi e la sua Milano ‘nascosta’: è quella degli operai, non quella dell”ape’ e dei lustrini

Ermanno Olmi e la sua Milano. Il regista morto oggi a 87 anni preferì raccontare la Milano degli operai e del cemento, non quella dei lustrini e del Campari. Per questo fu anche ‘censurato’.
A cura di Enrico Tata
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Ermanno Olmi, regista, morto a Milano a 87 anni
Ermanno Olmi, regista, morto a Milano a 87 anni

Da Treviglio, dov'è nato, a Milano, dove da giovane frequentò l'Accademia di Arte Drammatica, lavorò alla Edison in Cadorna e visse alla Bovisa. Il rapporto tra il regista Ermanno Olmi, morto oggi a 87 anni, e il capoluogo lombardo è stato complicato, sempre. Preferì raccontare la Milano operaia e operosa, quella delle fabbriche e dei pendolari sempre di corsa, della nebbia e dell'inquinamento. La sua città non era la Milano da bere, quella del Campari e dei lustrini, degli aperitivi, del lusso e della moda. Per questo fu anche criticato, come quando realizzò, per la Rai, il documentario Milano '83, commissionato per un progetto sulle capitali europee della cultura.

Olmi raccontò la città nascosta, non quella delle vetrine e delle televisioni. "Era un ritratto diverso da quello che cercavano. Gli dissi: "Non sono il vostro impiegato". Accantonarono la pellicola e la commissionarono a un altro. Ma io non me la presi. Non ebbi a che fare con loro, ma so che ne furono insoddisfatti, delusi e contrariati. Era la Milano da bere. Nel duplice senso: di rovinarsi la salute e di far bere agli altri la grande bugia del denaro, capace di risolvere tutti i problemi”, ha detto il regista nel corso di un evento a Milano proprio dedicato al documentario mai pubblicato. "Allora, in città – raccontava Olmi – c'era ancora una speranza, la fiducia di poter cambiare, di rimediare agli errori. Si percepiva la sensazione che la città fosse pronta per riscattarsi dai disagi della quotidianità. Oggi, invece, non c'è più nulla. La realtà è a rischio e la tenuta delle persone dalle insoddisfazioni e dall'incapacità a relazionarsi è messa a dura prova. Ogni questione provoca risse e mai dialogo. E se ci scappa "lo sparo", poi non si può tornare indietro. Io non condanno nessuno ma non si perseveri nel dire che la ricchezza è ancora la soluzione. È nascondere la verità. Milano deve farsi un enorme esame di coscienza". È l'altra Milano quella fotografata da Olmi, quella delle promesse non mantenute dal ‘miracolo economico', degli operai e del cemento. Nel documentario, che può essere visto su Youtube, i monumenti di Milano sono ripresi solo di sfuggita dal ‘maestro'. Non c'è il Duomo, non c'è il palazzo Sforzesco. A fare da colonna sonora ‘Vacanze romane' dei Matia Bazar.

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