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Diciottenne uccisa e stuprata: condannato all’ergastolo un ragioniere di Milano

I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio hanno condannato all’ergastolo Andrea Pizzocolo, accusato dell’omicidio della escort 18enne Lavinia Simona Aiolaiei. La ragazza nel settembre 2013 era stata strangolata con delle fascette da elettricista in un motel a Olgiate Olona, vicino Varese, e poi stuprata.
A cura di Federica Gullace
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I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio hanno condannato all’ergastolo Andrea Pizzocolo, accusato dell’omicidio della escort 18enne Lavinia Simona Aiolaiei, strangolata nel settembre 2013 in un motel a Olgiate Olona, in provincia di Varese. La squadra mobile di Lodi aveva arrestato l’uomo, un ragioniere residente ad Arese, in provincia di Milano, il 7 settembre 2013, poche ore dopo il delitto. Oltre alla condanna, è stato anche riconosciuto un risarcimento complessivo di oltre 235mila euro per i familiari della donna, tra cui la madre, la sorella, il fratellino di un anno e mezzo e la sorellina di 7 anni, costituitisi parti civili nel processo.

Pizzocolo, aveva strangolato Lavinia con delle fascette da elettricista nella stanza dell’hotel, uccidendola e poi, una volta morta, stuprandola a più riprese, filmando il tutto con una telecamera installata nella stanza. Poco dopo aveva provveduto a sbarazzarsi del cadavere, abbandonandolo in un campo a San Martino in Strada, in provincia di Lodi. "È stata fatta giustizia. Questa sentenza non restituirà ai familiari la vita di Lavinia ma almeno farà sì che Pizzocolo non possa più fare del male", ha raccontato l’avvocato Tiziana Bertoli, legale dei parenti della 18enne che, nelle scorse udienze, aveva chiesto un risarcimento di circa due milioni di euro.

Pizzacolo ha chiesto perdono

Così, dopo che già il pubblico ministero di Busto Arsizio Raffaella Zappatini aveva chiesto l’ergastolo, il collegio giudicante ha disposto, oltre alla reclusione a vita, anche un anno di isolamento diurno e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, contro il volere del difensore di Pizzocolo, l’avvocato Lepre, che sosteneva che il suo cliente avesse agito in condizioni di parziale incapacità di intendere e di volere. Secondo la sua versione, infatti, la escort sarebbe morta durante un gioco erotico portato involontariamente alle estreme conseguenze dal cliente, che era sotto effetto di sostanze stupefacenti. Ora, Andrea Pizzocolo, che aveva dichiarato di "non avere idea di cosa fosse successo quel giorno" ha chiesto perdono: "Chiedo perdono a tutti, e anche alla famiglia di Lavinia. Dal giorno del mio arresto continuo a pensare a questa cosa di giorno e di notte. Durante questo processo mi hanno descritto in mille modi, ma nella mia vita non sono mai stato violento. Dopo il mio arresto mi è venuta la nausea per il sesso e per le droghe".

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