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“Da noi lavorano le filippine? Le italiane hanno fidanzato”: l’annuncio di Burgez indigna

La catena di Burger Restaurant milanese Burgez, cerca una cassiera per il suo punto vendita di via Savona. Ma l’annuncio di lavoro pubblicato su Facebook fa arrabbiare molte persone. Motivo? Rimprovera le ragazze italiane di avere troppi impegni (il sabato il moroso, il mercoledì la palestra, la domenica la stanchezza) e per questo l’azienda dice di preferire le giovani filippine. Simone Ciaruffoli, fondatore di Burgez: “Abbiamo solo detto la verità, in 24 ore sono arrivati 260 curricula”.
A cura di Redazione Milano
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Una provocazione? Forse. La presa di posizione estrema di un imprenditore? Possibile. Fatto sta che l'annuncio di lavoro comparso sulla pagina di Burgez, azienda italiana che guarda molto agli States (e non potrebbe essere altrimenti, visto che offre hamburger sullo stile americano) è destinato a far discutere e ad indignare. A pochi giorni dalla Festa della Donna e dunque dai numerosi discorsi sui diritti delle donne-lavoratrici – spesso negati nelle aziende italiane, come dimostrano alcune storie drammatiche – il fast food ha pubblicato su Facebook una particolare proposta di lavoro per il suo punto vendita di via Savona, a due passi da Porta Genova.

"Se ci chiedete perché la maggior parte delle cassiere sono ragazze filippine vi rispondiamo perché le italiane il sabato hanno il moroso, il mercoledì hanno la palestra, la domenica la stanchezza. Italiane, svegliatevi! Il lavoro c'è, siete voi che non ci siete. Per chi avesse voglia davvero di lavorare scrivete" e poi c'è una casella mail. Sotto il post numerose prese di posizione. " Complimenti per il fantastico annuncio razzista e sessista. Dovreste solo vergognarvi e invece fate pure gli spocchiosi arroganti" scrive una donna, cui viene risposto dall'azienda per le rime. Usa i social in maniera ‘tosta' per non dire aggressiva, Burgez: "Ti prego facci una pessima pubblicità. Ci fai un favore" scrive ai commentatori indignati.  E poi alla gragnola di richieste sulla tipologia di contratto (non citata nell'annuncio, dove nemmeno si parla di retribuzione minima) la risposta è: "Sono contratti nazionali, italiani o filippini o nigeriani non cambia nulla. Tutto in regola e tutto alla luce del sole".

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Non è vero che non vogliamo le italiane, anzi – tenta di giustificarsi Simone Ciaruffoli, fondatore di Burgez – ne vorremmo di più in organico, ma è difficile trovarne: qualcuna viene al colloquio con la mamma, altre con il fidanzato. La palestra e la stanchezza sono solo alcune delle frasi sentite ai colloqui, che nessuna non italiana ci ha mai detto". Su Facebook ha poi ribadito il concetto: "Prima di dare del ‘maschilista' al gruppo di ragazze e di ragazzi che lavora alla comunicazione di Burgez, andate a vedere il profilo Instagram e capirete che ce n'è anche per i maschietti. Questo non è razzismo, ma la realtà, e allora mi chiedo: la gente ce l'ha con noi perché abbiamo detto una cosa non vera o perché abbiamo detto una cosa vera? È inutile difendere l'italianità a tutti i costi, meglio spronare i giovani, tanto che da ieri a oggi ci sono arrivati 260 curricula".

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