Da Milano a Bagan, l’Ostello Bello vola in Birmania

Un successo inaspettato quello dell’Ostello Bello, il noto ostello milanese conosciuto dai più giovani e non, divenuto uno dei migliori d’Italia, rientrando perfino nella top ten mondiale dei migliori alberghi del paese. Cinquantamila ragazzi ospitati in soli tre anni hanno fatto pensare in grande i suoi gestori, che per questo da via Medici hanno aperto una nuova sede ad oltre 8mila chilometri e 20 ore di distanza, a Bagan, in Birmania.
Un traguardo importante, facente parte di un ampio progetto di portata internazionale, nato da un’idea di Carlo Dalla Chiesa, Pietro Vecchi e Nicola Specchio, fondatori dell'albergo, ma soprattutto tre amici, milanesi e amanti dei viaggi, che a 35 anni hanno deciso di lasciare chi la carriera di avvocato, chi di fotografo e chi di cinematografia, per inseguire un sogno. Insomma, un palazzo piuttosto malconcio di mille metri quadri, disposto su cinque piani, ha portato alla luce il nuovo ostello. Ma perché proprio in Birmania? "Perché altrove sarebbe stato troppo scontato", ha raccontato Francesco Romagnoni, 32 anni: "Andare a Barcellona o Berlino sarebbe stato più facile: volevamo trovare qualcosa di nuovo. In pochi mesi abbiamo trasformato una guest house conquistando stupore e affetto della comunità locale". Un piano nato in particolare dopo aver seguito la rotta dei viaggiatori occidentali ed essersi reso conto della mancanza di un punto di appoggio, "inteso come piazza accogliente per viaggiatori di tutto il mondo: l’ostello non è più un rifugio per hippy cappelloni", ha spiegato Emanuele Spinelli, 35 anni, cresciuto fin da piccolo tra spostamenti e nuove città: "Fin da piccolo sono cresciuto cambiando città, naturale raccogliere questa sfida: siamo qui a tempo indeterminato. Per scoprire una cultura diversa, far crescere una squadra locale, cavarcela in un paese bello ma difficile".
Un luogo aperto a tutti, non solo ai viaggiatori
Così, uno staff di 25 persone, esclusivamente under 30, provenienti dalla Birmania e da Milano, ed un manager cecoslovacco formato all’alta scuola di ostelli irlandesi, accoglierà tutti i viaggiatori. E dopo la notizia dei 140 posti letto già quasi sold out in poche settimane dalla sua apertura, i tre fondatori spiegano: "L’obiettivo è offrire al viaggiatore una doccia veramente pulita e veramente calda, ma soprattutto l’occasione di conoscere la popolazione locale senza inchini o eccessi di cortesia. Abbiamo formato il personale con un’unica regola: ricevere l’ospite come a casa propria". Ovviamente, com’è consuetudine in quello di Milano, l’Ostello non sarà solo un luogo dove poter dormire, bensì un luogo aperto a tutti, così da attirare la popolazione locale, invitandola a mischiarsi con il mondo e nuove culture, un bar dove giocare a dama o a carte, con una cucina riservata agli ospiti, due terrazze, un’area amache e la miglior connessione wi-fi del paese. Ora Bagan è solo la prima di una serie di tappe in giro per il mondo, e i progetti per i tre giovani sono tanti, proiettati soprattutto verso l’Estremo Oriente. Perché, come dice Spinelli: "In un ostello se ti siedi è finita, devi tenere il ritmo del viaggiatore".