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Da boss a mediatori finanziari: a Brescia gli affari della mafia con i crediti d’imposta

Un’indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia ha portato alla luce le attività di una cosca mafiosa di matrice stiddara con base in Lombardia. La mafia “in giacca e cravatta”, a stretto contatto con imprenditori e colletti bianchi, avrebbe pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro. Tre i clienti decine di imprenditori in cerca di risparmi facili. Sono una settantina gli arresti in tutta Italia, oltre a sequestri per 35 milioni di euro.
A cura di Simone Gorla
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La mafia nella sua versione settentrionale che investe e sostituisce i reati tradizionali con i nuovi businessLa stidda in giacca e cravatta lucra sui crediti di imposta senza mai rinunciare alle "classiche" modalità della criminalità organizzata, individuando con cura i clienti tra gli imprenditori con pochi scrupoli, in cerca di risparmio facile e di scorciatoie per evadere il fisco.

Scoperta a Brescia una cosca mafiosa: affari d'oro con i crediti d'imposta

Nell'ambito di una maxi operazione, con una settantina di arresti e sequestri per 35 milioni di euro, in corso in più province d’Italia la Direzione distrettuale antimafia della  procura di Brescia ha coordinato un'indagine, denominata "Leonessa" e condotta dai militari della guardia di finanza e dalla polizia, che ha permesso di portare alla luce le attività di una cosca mafiosa di matrice stiddara. L'organizzazione aveva il quartier generale a Brescia e, secondo gli inquirenti, ha pesantemente inquinato diversi settori economici attraverso la commercializzazione di crediti d’imposta fittizi per decine di milioni di euro. Allo stesso tempo, però, gli stiddari hanno mantenuto le tradizionali modalità di azione: intimidazione nei confronti della concorrenza e di affiliati ritenuti inaffidabili, protezione agli imprenditori amici, estromissione con la violenza i soci delle azienda in cui investivano.

La "metamorfosi evolutiva" della mafia al nord con imprenditori e colletti bianchi

La Stidda al nord lavora a stretto contatto con i colletti bianchi, incaricati di fare da tramite tra mafiosi e imprenditori, in quella che la procura di Brescia definisce una vera e propria "metamorfosi evolutiva". Tra i clienti della sono stati individuati imprenditori attivi soprattutto tra Piemonte, Lombardia e Toscana, ma anche nel Lazio, Calabria, Sicilia. L’indagine, realizzata con il supporto del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e dello Scico della guardia di finanza, ha portato a galla anche numerosi reati tributari, con false fatture per 230 milioni di euro, e fenomeni corruttivi.

Lo scontro tra Stidda e Cosa Nostra e la "pax mafiosa"

La stidda è un'organizzazione mafiosa che alla fine degli anni Ottanta in Sicilia si era militarmente contrapposta a Cosa Nostra rendendosi anche responsabile di efferati
omicidi nei confronti di uomini dello Stato, ma oggi al nord si è dedicata anche al lucroso mercato dei crediti d'imposta. L’enorme redditività del business ha determinato "momenti di tensione con la cosca operante in Sicilia, il cui traffico di droga è stato inizialmente finanziato proprio dai proventi della vendita dei crediti fittizi", spiegano gli inquirenti bresciani. I due gruppi alla fine hanno siglato una pax mafiosa”, consapevoli, come affermato da uno degli indagati, che "la guerra non porta a niente (…) la pace
porta a qualcosa".

La leadership della cosca settentrionale è stata assunta "da un triumvirato composto da personaggi di elevata caratura criminale che già in passato avevano ricoperto ruoli di vertice nella stidda gelese e nelle sue proiezioni lombarde". Gli stiddari, mimetizzati nel nuovo ambiente operativo, hanno messo a disposizione degli imprenditori del Nord i propri servizi illeciti che consistevano nella vendita di crediti fiscali inesistenti utilizzati per abbattere il debito tributario.

Consulenze, sponsor e noleggi: così la mafia ricicla e reinveste in denaro

Tra le attività di reimpiego e riciclaggio, attuate attraverso società operanti, ad esempio, nei settori della consulenza amministrativa, finanziaria e aziendale, della sponsorizzazione di eventi e del marketing sportivo, del noleggio di auto, barche ed aerei, del commercio all'ingrosso, di studi medici specialistici, della fabbricazione di apparecchiature per illuminazione e della gestione di bar. In totale sono duecento le persone indagate e 75 le misure cautelari restrittive emesse nei confronti di 15 persone per associazione mafiosa, di altri 15 soggetti per indebita compensazione, 18 per reati contro la Pubblica Amministrazione e 27 soggetti per emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

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