Cremona, un rogo mette ko il centro di ricerca: l’ipotesi dell’ecoterrorismo
Un centro di ricerca della DuPont Pioneer, unica sede in Italia, che opera nel campo dell'agricoltura: dallo studio di sementi (mais e soia) all'analisi di laboratorio. Nella notte tra venerdì e sabato un rogo ha messo fuori uso l'intera struttura. L'incendio è divampato verso le 4 del mattino a Pessina Cremonese, nell'area industriale in cui da qualche anno ha sede il modernissimo centro di ricerca della “Srl Pioneer Hi-Bred Italia Servizi Agronomici”, che dà lavoro a circa dodici persone. L'allarme è scattato quando i sensori della struttura hanno cominciato ad avvertire le fiamme. Immediato l'intervento degli agenti della vigilanza che vista la gravità dell'incendio hanno subito allertato i vigili del fuoco. Il rogo è stato domato ma il bilancio del centro di ricerca è disastroso: l'intera struttura (uffici e laboratori) è stata distrutta. È difficile, al momento – fanno sapere i responsabili dell'azienda – quantificare il danno subito. Ma si parla di un danno di cinque milioni di euro. Un colpo che mette a dura prova l'azienda, un'eccellenza sul territorio.
La pista dell'ecoterrorismo
Immediate le indagini dei carabinieri. Le videocamere di sorveglianza hanno filmato quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato. Al momento risulterebbe la presenza di due o tre uomini sospetti e incappucciati transitare nei pressi dell'azienda, che ha sede in una zona industriale, quindi poco frequentata nelle ore notturne. Un'ipotesi è quella che, dopo aver scavalcato il cancello principale dello stabile attualmente posto sotto sequestro, qualcuno si sia infiltrato negli spazi esterni dell'azienda e abbia lanciato bombe molotov per far scattare il rogo. La pista dell'incendio doloso, provocato da alcuni "ecoterroristi", al momento è quella più accreditata.
I precedenti
Mentre si fa largo la pista dell'ecoterrorismo, un'ipotesi confermata dagli inquirenti, la mente torna a un precedente per nulla irrilevante che ha interessato il territorio cremonese. Un anno fa, nella notte, quattro bottiglie molotov erano state lanciate contro il laboratorio di ricerca della multinazionale Monsanto, a Olmeneta (a pochi chilometri da dove è avvenuto il rogo la scorsa settimana): le bottiglie incendiarie avevano causato un rogo che aveva provocato danni consistenti. Copione simile per quanto avvenuto a Casalmorano (sempre in provincia di Cremona) nell'aprile del 2004, alla Syngenta Seeds spa: un attacco rivendicato con alcune scritte contro gli OGM. E ancora, nel 2002, il duro colpo a Madignano, in un altro stabilimento del cremonese. Una serie di casualità oppure episodi legati tra di loro?