Cremona, muore di parto l’ospedale paga un risarcimento di 750.000 euro al marito

È il 6 gennaio del 2014 quando Daniela muore nell'Ospedale Maggiore di Cremona. Una settimana prima la donna, 41 anni e già madre di due bambini, aveva dato alla luce un bambino morto. I medici non si erano resi conto che a seguito del parto la donna aveva contratto una "sepsi batterica sfociata in shock irreversibile", scambiando l'infezione con una depressione post parto.
Ora l'ospedale ha pagato un maxi risarcimento di 750.000 euro al marito della donna, che ha così rinunciato a costituirsi parte civile nel processo per omicidio colposo che vede indagati il primario del reparto di Ginecologia, Aldo Riccardi, assieme ad altri due medici.
A confermare ieri l'entità del risarcimento accettato da Rusi Slavov, affermato liutaio, l'avvocato Michela Soldi in aula. Il processo, intanto, procede: la prossima udienza è prevista per il 30 novembre, quando il dibattimento entrerà nel vivo per stabilire se vi siano state responsabilità del personale medico nella morte della donna. Sarà un perito medico-legale, nominato dal giudice, a dover verificare se vi siano state colpe o errori da parte dei ginecologi. Lo sostiene il consulente tecnico della procura, il cui parere però si scontra con quello dei consulenti nominati dagli avvocati difensori, secondo i quali il comportamento dei medici non è censurabile.