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Coronavirus, un medico di Codogno: “Sembra un film di fantascienza, ci sentiamo allo sbaraglio”

“Siamo sbattuti in prima linea senza attrezzature. Non ci danno niente”. Inizia così la denuncia di Alberto Gandolfi, medico di base di Codogno, che ha lavorato e lavora con pazienti potenzialmente contagiati dal Coronavirus, tanto da star esaurendo ora il periodo di quarantena. “Indossiamo le mascherine avanzate dall’epidemia della Sars”, perché quelle distribuite sono già esaurite. E forse non servono a molto per chi non è contagiato…
A cura di Filippo M. Capra
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"Siamo sbattuti in prima linea senza attrezzature. Non ci danno niente". Inizia così la denuncia di Alberto Gandolfi, medico di base di Codogno, che ha lavorato e lavora con pazienti potenzialmente contagiati dal Coronavirus, tanto da star esaurendo ora il periodo di quarantena. Per ora, però, non ci sono stati problemi. Nessuna linea di febbre o sintomi riconducibili al virus, da domani – venerdì 6 marzo – può ricominciare a visitare i cittadini del comune della "zona rossa".

Il dottor Gandolfi: Indossiamo le mascherine avanzate dall'epidemia della Sars

A differenza del personale dell'ospedale di Codogno, "noi abbiamo due o tre mascherine a testa e indicazioni confuse", dice Gandolfi al "Messaggero". Le direttive ufficiali dicono che quelle usate tipicamente in sala chirurgica non servono per non rimanere contagiati, al contrario le dovrebbe indossare chi è risultato positivo al virus. I dottori e tutte le persone negative al Coronavirus dovrebbero mettere solamente le mascherine col filtro. "Noi stiamo indossando le vecchie mascherine che ci sono avanzate dalla Sars", dichiara Gandolfi. A pensarci bene, comunque, con il senno del "poi", qualche avvisaglia circa un grande contagio da Coronavirus prima ancora del concittadino di 38 anni si poteva già notare nel mezzo dell'inverno. Tutte le broncopolmoniti sospette, poi guarite con gli antibiotici, sono infatti potenzialmente considerabili contagi da Coronavirus. Ma ora che lo si sa, si è scatenato il panico. "I miei assistiti sono spaventati – dice il dottor Gandolfi -. Il 112 è oberato di chiamate e i sanitari arrivano solo se la febbre super i 39 gradi e mezzo e subentrano difficoltà respiratorie". Il consiglio è sempre il solito, il più indicato: niente panico.

A Codogno 10 medici di base: Ci sentiamo allo sbaraglio

Eppure, forse, il panico continua a farla da padrona. Perché nei giorni scorsi a Codogno sono state distribuite un totale di seimila mascherine. Ogni persona poteva prenderne al massimo tre mostrando la tessera sanitaria, ma non tutti sono riusciti a prenderne una. Molti anziani, infatti, sono tornati a casa a mani vuote. E gli anziani, in questa emergenza sanitaria, sono le persone più a rischio. Senza contare che le mascherine distribuite sarebbero state quelle da chirurgo, ovvero quelle che, secondo gli esperti, non servono a chi non è contagiato. In totale, a Codogno, oltre al dottor Gandolfi ci sono altri nove medici di base: "In questo periodo ci siamo sentiti spesso – rivela Gandolfi -, e tutti abbiamo mantenuto il sangue freddo. Ma anche loro si sentono allo sbaraglio". Poi, l'amara chiosa: "Nella mia vita una cosa del genere non era mai accaduta. Sembra un film di fantascienza, invece purtroppo è la realtà".

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