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Covid 19

Coronavirus, morto a 45 anni soccorritore del 118 di Bergamo

A Bergamo è morto un soccorritore del 118 di 45 anni, Diego. A darne notizia è l’Adl Cobas su Facebook dove, con un lungo post, il suo portavoce Riccardo Germani punta il dito contro il Governo, gli altri sindacati e Confindustria. Quest’ultima è accusata di aver messo “i propri interessi davanti ai lavoratori e le lavoratrici”.
A cura di Filippo M. Capra
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Un soccorritore di 45 anni del 118 di Bergamo, è morto a causa del Coronavirus. Diego, questo il suo nome, è scomparso dopo essere rimasto contagiato in servizio, mentre dava assistenza ai pazienti a loro volta infetti. A dare la tragica notizia del suo decesso è il portavoce dell'Adl Cobas Lombardia Riccardo Germani.

Diego aveva una figlia, non era anziano e non aveva altre malattie

Con un lungo post su Facebook, Germani, anch'egli operatore sanitario, racconta chi era Diego: "Lavorava sull'ambulanza, aveva 45 anni e una figlia. Era un lavoratore preparato, un soccorritore che ha sempre utilizzato i dispositivi di protezione individuali. Non era anziano e non aveva altre malattie". Si legge ancora: "Diego era uno dei 700 operatori sanitari, medici, infermieri, soccorritori e oss che già sono stati contaminati. Nel nome di Diego chiediamo – continua Germani –  come operatori della Sanità misure straordinarie di Protezione per tutti i soccorritori e gli operatori sanitari, che dovrebbero indossare sempre i dispositivi di protezione integrali da Covid-19″.

I Cobas: Interessi di Confindustria messi davanti ai lavoratori

La richiesta del portavoce dei Cobas riguarda però anche le cliniche private: "Chiediamo che tutte quelle convenzionate mettano a disposizione posti letto per contagiati da Coronavirus". Poi, l'attacco a coloro che avrebbero dovuto aiutare nella salvaguardia delle condizioni di salute di Diego e non solo: "La cosa che ci preoccupa di più è la leggerezza con cui si abbandonano le lavoratrici ed i lavoratori – si legge nel posto – al loro destino mettendo davanti gli interessi di Confindustria. Siamo preoccupati come operatori del settore dell’intesa tra Governo, Sindacati confederali e Confindustria, siglata proprio oggi, un’intesa sbilanciata troppo sul profitto e che mette al secondo posto la salute dei lavoratori e delle lavoratrici".

I padroni rimandino il loro profitto: Finita l'emergenza faremo i conti

I Cobas non sono soddisfatti di quanto messo a disposizione ora: "Non saranno certo mascherine e guanti a salvare dal contagio i lavoratori e le lavoratrici: bisogna chiudere adesso e istituire subito un reddito di quarantena, fermare tutte le produzioni non necessarie in questo momento a combattere la lotta al Covid-19″. "I padroni, insieme alla complicità dei sindacati confederali – continua Germani nel suo lungo post -, possono rimandare il loro profitto a quando avremo sconfitto il corona virus. Ma adesso dovete rimanere a casa tutti, altro che guanti e mascherine. Oggi piangiamo Diego ma finita l'emergenza faremo i conti, sicuri di avere al nostro fianco chi oggi ci chiama angeli".

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