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Coronavirus, i medici di Bergamo: “È un’apocalisse, senza mascherine contagiamo noi i pazienti”

Uno scenario di guerra, un’apocalisse quotidiana in cui si contano i feriti, i morti, le salme rimaste da seppellire. È questa la realtà della provincia di Bergamo, la più colpita dal flagello del coronavirus. Il dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici, ha descritto a Fanpage.it la condizione di lavoro dei medici di famiglia. “Abbiamo perso un collega, altri 118 sono infettati o in quarantena. Si ammalano perché vanno a lavorare senza protezioni, perché non ce le hanno fornite. E così involontariamente contagiano anche i pazienti”, spiega. Per Marinoni “stanno mandando avanti la fanteria con il fucile di legno, mentre ci vorrebbero dei commando ben attrezzati, con tutte le protezioni”. Continua intanto il triste conteggio dei deceduti: “Le camere mortuarie piene di bare, la radio è un elenco di morti. Se ne stanno andando tutti i nostri vecchi”.
A cura di Simone Gorla
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Un murale sulle pareti dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
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"Non ci sono parole per descrivere questa situazione. È un'apocalisse. Oggi abbiamo perso un collega e 118 medici di famiglia sono contagiati o in quarantena". È esausto e ha la voce rotta il dottor Guido Marinoni, presidente dell'Ordine dei medici di Bergamo, la più colpita dal coronavirus. Contattato da Fanpage.it racconta quello che è diventato uno scenario di guerra, dove ogni giorno si contano i malati, i caduti, si cerca di capire quali sono le forze ancora in campo e chi può arrivare in aiuto.

Quali sono oggi le condizioni di lavoro dei medici bergamaschi?

Abbiamo perso un collega di 65 anni, Mario Giovita. E il bilancio è grave: alle 12 di martedì 17 marzo i medici malati o quarantena in provincia sono 118 di cui 23 non sono stati sostituiti, ma vengono coperti dalla guardia medica. Ad Albino, Alzano, Bergamo, Gromo, Treviglio, Vilminore di Scalve, Dalmine, Trescore e Zogno è subentrata la guardia medica, in alcuni casi con l'aiuto di medici militari. Questa è la situazione.

Perché i medici si ammalano?

Si ammalano perché vanno a lavorare senza protezioni, perché l'Ats non le ha fornite. Hanno dato una ventina di mascherine a medico, sono quelle chirurgiche monouso, finiscono subito. Così restano contagiati, qualcuno muore, ma soprattutto infettano i pazienti.

I medici contagiano i pazienti?

Se uno va in giro senza protezioni e deve lavorare lo stesso, cosa fa? È chiaro che, involontariamente, infetta i pazienti. Ma se mandano a casa la gente con la polmonite bisogna pur curarla.

Il sindaco di Bergamo ha denunciato che molti muoiono in casa, è vero?

Qualcuno muore a casa, certo. Le persone con la polmonite, se non è particolarmente brutta, vengono dimesse. E magari capita che muoiano. Non tutti vengono ricoverati, i posti nelle rianimazioni sono quelli che sono, le persone molto anziane magari non vanno nemmeno all'ospedale perché le condizioni non lo consentono.

Cosa si può fare a questo punto?

A questo punto il danno è fatto. Bisogna che la gente stia a casa e non faccia stupidate, sul territorio è necessario organizzare delle unità speciali per l'assistenza a questi pazienti. Squadre che siano ben dotate di protezioni – almeno quelle, perché le mascherine non ci sono per tutti. – e che lavorino sui positivi al covid. Gli altri medici di base devono rimanere sui pazienti non a rischio, perché le altre malattie ci sono ancora, non sono scomparse. È l'unica soluzione possibile. È inutile mandare avanti la fanteria con i fucili di legno. Si facciano dei commando equipaggiati al meglio.

Come stanno vivendo i suoi concittadini queste giornate drammatiche

È un'apocalisse, una guerra. Ci sono le camere mortuarie piene di bare, non riescono a stare dietro alle cremazioni. Ogni tanto mia moglie accende la radio della parrocchia ed è un elenco di morti. Se ne sta andando un sacco di gente, tutti i nostri anziani stanno morendo.

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