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Covid 19

Coronavirus, a Brescia resta alto il numero delle vittime: più di 30 morti al giorno

Nuovi contagi e nuovi decessi nella provincia di Brescia che resta la seconda più colpita dopo quella di Bergamo in Lombardia: il sindaco della città Emilio Del Bono denuncia: “Sono 156 morti nella sola città di Brescia e più di 900 decessi in provincia di Brescia”. Nessun nuovo contagio invece a Orzinuovi, comune messo in ginocchio dalla pandemia e divenuto suo malgrado un simbolo.
A cura di Chiara Ammendola
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Triage degli Spedali Civili di Brescia allestito per l'emergenza coronavirus
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Continua a salire anche a Brescia il numero dei decessi da coronavirus. Secondo l'ultimo bollettino diramato dalla Protezione Civile sono infatti 6.597 i contagi nella provincia Bresciana, con un aumento di 299 nuovi casi. Di questi dall'inizio dell'epidemia sarebbero oltre 1000 i morti, così come spiegato dal sindaco della città di Brescia Emilio Del Bono: "Sono 156 morti nella sola città di Brescia e più di 900 decessi in provincia di Brescia. E questi sono solo quelli accertati – ha spiegato il primo cittadino in un'intervista – è ragionevole pensare che il numero di positivi e decessi dovuti a concause da coronavirus sia molto superiore a quello che oggi registriamo ufficialmente" questo perché "non sappiamo esattamente quanti i sono i reali positivi". "Lombardia si è dimostrata un gigante dai piedi d'argilla – l'accusa del primo cittadino che ha lamentato una mancanza di dispositivi di protezione individuale – qui è stato difficile ed è ancora difficile recuperare i dispositivi di protezione individuale".

A Orzinuovi nessun nuovo contagio negli ultimi tre giorni

La curva dei contagi in linea con quelli dell'intera regione Lombardia sta rallentando seppure i numeri restano ancora alti. I dati positivi giungono da Orzinuovi, come tra i più colpiti del Bresciano, divenuto suo malgrado simbolo dell'emergenza coronavirus: da tre giorni infatti non si registrano nuovi casi. Si tratta di dati ovviamente relativi solo al censimento ospedaliero: i numeri forniti dalle Ats lombarde infatti non tengono conto dei tantissimi casi sommersi, ovvero di quelle persone che sono in isolamento a casa perché presentano sintomi riconducibili al coronavirus ma che non vengono sottoposte a tampone.

I casi sommersi di Bergamo potrebbero essere 70mila

La denuncia arriva anche dalla prima provincia lombarda più colpita, quella di Bergamo, dove potrebbero essere addirittura 70mila i cosiddetti casi sommersi. Si tratta di persone le cui condizioni cliniche spesso non richiedono un ricovero in ospedale e che presentano sintomi come tosse, lieve febbre o affanno. In questi casi a intervenire sono perlopiù i medici di base chiamati a svolgere un lavoro fondamentale, quello di filtro obbligatorio tra la casa e gli ospedali. Lo sa bene il presidente dell'ordine dei medici di Bergamo Guido Marinoni secondo il quale in città potrebbero essere oltre 70mila i malati sommersi: pazienti che presentano sintomi diversi del virus e ai quali viene consigliato di non recarsi in pronto soccorso. Cifre altissime che potrebbero far salire le percentuali di contagio di molto. "Sappiamo infatti che chi in questo momento è a casa con mal di gola e febbre, nella nostra provincia, è estremamente probabile abbia contratto il virus – spiega il dottor Marinoni – i medici ricevono un centinaio di chiamate al giorno per casi di questo tipo. Tampone o non tampone, l’importante è rimanere isolati, al domicilio".

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