Cinquant’anni fa l’omicidio di Antonio Annarumma. La sorella: “Il colpevole lo ha sulla coscienza”
"Dopo cinquant'anni non sappiamo ancora chi sia il colpevole, però se ci sta ascoltando sono cinquant'anni che porta questo peso sulla coscienza e si può ricordare che ha ammazzato un ragazzo di 22 anni". Sono le parole della sorella di Antonio Annarumma, nell'anniversario della morte del poliziotto ucciso il 19 novembre 1969 a Milano negli scontri avvenuti in via Larga durante una manifestazione indetta dall'Unione Comunisti Italiani e dal Movimento Studentesco. I responsabili della sua morte non sono mai stati individuati.
Milano ricorda l'agente Antonio Annarumma, ucciso il 19 novembre 1969
Antonio Annarumma, originario dell'Avellinese, è considerato la prima vittima italiana negli anni di piombo. La commemorazione in ricordo dell'agente a cinquant'anni dalla sua morte si è tenuta presso la caserma a lui dedicata in via Cagni. "Mio fratello era una brava persona, quando veniva a Monteforte era una gioia per noi, era l’unico maschio che avevamo", ha raccontato Carmelina Annarumma, presente alla cerimonia accompagnata dalla figlia e dal nipote. "A lui piaceva stare nella polizia, era orgoglioso del suo lavoro". L'annuncio della morte del fratello, ricorda la donna, venne dai carabinieri di Monteforte: "All’inizio ci avevano detto che era grave, non che era morto. Abbiamo vissuto sempre male questa tragedia, eravamo quattro sorelle". Presente anche il capo della polizia, Franco Gabrielli, il prefetto, Renato Saccone e il questore Sergio Bracco.
Fu la prima vittima degli anni di piombo
Il 18 novembre è stata inaugurata la targa che Milano ha dedicato una targa alla memoria dell’agente nel luogo dove perse la vita. “Penso che in questo momento Milano abbia la maturità per riflettere su quel momento, quel periodo storico, che non è stato un periodo né da cancellare né da glorificare”, ha commentato il sindaco Giuseppe Sala, riconoscendo che "fino a oggi l'amministrazione non aveva fatto molto" per ricordare il giovane poliziotto. Il primo cittadino è stato criticato da Mario Capanna, leader del Movimento studentesco in quegli anni, presente alla cerimonia, per non aver riportato “il contesto preciso, cioè una giornata di sciopero nazionale generale”.