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Chef morto nel camper a Milano: Mario Santilli, una vita dedicata alla solidarietà

Mario Santilli è morto all’interno del suo camper bollente a causa di un malore. L’ex chef dei vip in India ha dedicato gli ultimi mesi della sua vita alla solidarietà e all’impegno per chi viveva per strada e aveva difficoltà, lavorando alla Croce Rossa a Milano.
A cura di Stefano Rizzuti
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Da uno dei ristoranti più conosciuti in tutta l’India, a un camper in viale Ungheria a Milano: la vita aveva messo Mario Santilli, ex chef dei vip indiani, di fronte a molte difficoltà, fino al momento della sua morte all’interno dello stesso camper bollente, stroncato da un malore. Mario conosceva bene le difficoltà di chi vive per strada e probabilmente proprio per questo aveva dedicato gran parte degli ultimi mesi ad aiutare gli altri e impegnarsi per chi ne aveva bisogno.

Dalla “Dolce vita” di Pune, il suo ristorante per i vip in India, alla Croce Rossa di Milano. Mario, nei mesi precedenti alla sua morte, è infatti stato prima un volontario e poi un dipendente della Cri. “Lottava contro le avversità della vita, voleva rialzarsi sempre”, racconta chi lo conosce e ha lavorato con lui, come riporta il Corriere della Sera. E questo lo spingeva a tentare di aiutare gli altri, lavorando al Centro aiuto Stazione Centrale (Casc) del comune: il luogo dove la Croce Rossa offre aiuto e sostegno nel periodo invernale per far fronte all’emergenza freddo.

Il suo impegno è andato avanti per tutto l’inverno – raccontano dal comitato di Milano della Cri – lavorava quattro sere a settimane, dalle 20 fino a mezzanotte. Il suo compito era quello di rispondere alle telefonate dei cittadini che segnalavano i casi di persone in difficoltà e senza dimora”.

Il suo ruolo era quello di compilare una scheda in cui inserire una serie di dati riguardanti la persona segnalata. Poi gli spettava il compito di avvertire le unità di strada della zona in questione in modo da poter verificare la salute di questa persona.

Concluso il periodo al Casc, ha fatto qualche lavoretto, tra cui anche traduzioni, e a marzo 2017 è tornato come dipendente alla Croce Rossa di Milano, al centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo di via Aquila, dove si è impegnato con volontà e sensibilità”, raccontano ancora su di lui, l’ex chef che aiutava chi ne aveva bisogno e che è morto all’interno del suo camper a Milano.

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