Investì e uccise il carabiniere Emanuele Anzini a Terno d’Isola: 9 anni di condanna al pirata
Era ubriaco al volante della sua auto, la notte tra il 16 e il 17 giugno 2019 a Terno d'Isola (Bergamo). All'alt intimato dal carabiniere Emanuele Anzini aveva tirato dritto e lo aveva investito e ucciso. Il pirata della strada, accusato di omicidio stradale, guida in stato di ebbrezza e resistenza, è stato oggi condannato a nove anni: otto per omicidio stradale e a un anno per resistenza. Ad essere condannato è stato Matteo Colombi Manzi, un cuoco di 35 anni a cui in passato era già stata sospesa la patente per lo stesso motivo. Al momento dell'investimento guidava con un tasso alcolemico di 2,97 grammi per litro (contro lo 0,5 consentito per legge). L'imputato ha già trascorso alcuni mesi in carcere e aveva chiesto di essere giudicato con rito abbreviato. Al militare mancavano pochi giorni per compiere 42 anni.
Carabiniere ucciso a Terno d'Isola: al via il processo al pirata della strada
La sorella di Anzini, Catia, si è costituita parte civile, così come l’Associazione italiana familiari delle vittime della strada e l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale. La figlia di Anzini, Sara, di 19 anni, è comparsa come parte offesa. La ragazza, che ha perso il padre pochi giorni prima dell'esame di Maturità, ha voluto esprimere il suo dolore e la sua rabbia in una lettera, inviata al Corriere della Sera. "Un po’ per scelta e un po’ per le varie vicissitudini della vita, vivevamo separati, a tanti, e ora dico troppi chilometri l’uno dall’altra, ma adesso, terminate le scuole superiori, avrei avuto più possibilità di salire da lui. Incominciavo a sentire sempre più forte il bisogno di averlo accanto a me, ma purtroppo come tutti sappiamo questo non sarà più possibile", ha scritto Sara. "Ho vissuto 19 anni separata da lui e adesso che avrei potuto viverlo di più non ne avrò la possibilità, tutto questo mi fa male, mi strazia il cuore, l’anima".
L'appello della figlia: Pena esemplare per chi si mette al volante ubriaco
"Io voglio che mio padre non muoia una seconda volta, che chi ha distrutto la mia vita abbia una pena esemplare per chi ogni giorno – era stato l'appello della 19enne -, senza rispetto per gli altri e certo di cavarsela con poco, si mette al volante ubriaco. Spero che il mio grido di dolore arrivi e giustizia sia fatta: per me, per la mia famiglia, per i colleghi, per gli amici, ma soprattutto per il mio papi".