Bus dirottato, il sogno di Ramy lo studente eroe: “Da grande vorrei fare il carabiniere”
Ramy Shehata, lo studente 13enne che per primo ha chiamato i carabinieri, nascondendo il proprio cellulare e riuscendo così a salvare i suoi compagni a bordo del bus dirottato da Ousseynou Sy, sembra tornare pian piano alla sua vita. E nella sua vita sembra essere entrato di prepotenza un sogno: "Da grande vorrei fare il carabiniere", ha confessato lo studente di origini egiziane. Un futuro che non vee così lontano visto che ha raccontato di essere sì piccolo ma anche di avere le idee chiare. Il sogno di entrare a far parte dell'arma dei Carabinieri però sembra ci fosse già nei suoi pensieri precedenti alla vicenda di San Donato e al sequestro del bus: "Questa vicenda ha rafforzato ancora di più il mio desiderio. In alternativa, se non dovessi farcela, mi piacerebbe fare il farmacista".
Il racconto di Ramy: l'autista aveva un coltello e lo ha puntato verso un mio compagno
Ramy ha poi raccontato con lucidità i concitati momenti che hanno preceduto l'intervento dei militari: "Pensavamo fosse uno scherzo – ha spiegato – solo dopo abbiamo capito che l'autista in realtà stava facendo sul serio". Il 13enne ha poi rivissuto i momenti più tragici di quell'ora passata a bordo del bus prima venisse messo a fuoco dallo stesso Sy: "Aveva un coltello e lo ha puntato verso un nostro compagno, poi ha preso la benzina e l'ha versata sul pullman. Io pensavo di essere già morto, volevo solo salvare gli altri", ha concluso il giovane eroe grazie al quale i carabinieri sono riusciti a individuare la posizione del bus e fermare così l'autista.
Il padre di Ramy: sarebbe bello se mio figlio ottenesse la cittadinanza italiana
Ramy per il quale il padre Khalid ha chiesto la cittadinanza italiana dovrà ora attendere che il Viminale si pronunci sulla richiesta, avallata anche dal vicepremier Di Maio che ha definito il 13enne coraggioso: "Ha messo a rischio la propria vita per salvare quella dei compagni". Sulla vicenda si è espresso anche Matteo Salvini che ha fatto sapere di star facendo tutte le verifiche del caso: "Ora dobbiamo leggere le carte e valuteremo", le parole del ministro dell'Interno. "Mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana – ha commentato il padre di Ramy – siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005, vorremmo tanto restare in questo Paese".