Bus dirottato a San Donato, disposta la perizia psichiatrica per Ousseynou Sy
I giudici della Corte d'Assise di Milano hanno disposto una perizia medico-psichiatrica per Ousseynou Sy, l'autista 47enne che nel marzo dello scorso anno ha sequestrato, dirottato e incendiato un bus con 50 ragazzini a San Donato alle porte di Milano. La perizia è necessaria secondo la Corte d'Assise presieduta da Ilio Mannucci Pacini per accertare la "piena capacità di intendere e di volere" dell'uomo a processo per strage, sequestro di persona e incendio. Era stato un medico che lo aveva visitato nei mesi successivi alla tentata strage e all'arresto a ipotizzare per Sy un parziale vizio di mente, tanto da decidere nel corso del processo di procedere alla perizia.
Volevo essere arrestato perché la mia storia facesse il giro del mondo
"Volevo essere arrestato perché la mia storia facesse il giro del mondo", ha raccontato al pm Luca Poniz quest'oggi in tribunale il 47enne Sy. L'uomo ha ripetuto ancora una volta di aver agito con l'intento di dare vita a un'azione dimostrativa contro "il decreto Salvini bis" e per "raccontare l'orrore che sta accadendo davanti ai nostri occhi", in riferimento ai numerosi migranti morti nel mar Mediterraneo. "Non volevo andare sulla pista Linate come dissi inizialmente – ha poi spiegato Sy – quella è stata una risposta qualunque alla domanda che mi è stata posta dal pubblico ministero durante l'interrogatorio", il 47enne ha spiegato che il suo piano consisteva nel dirottare il bus a Milano così da avere maggiore visibilità mediatica per il suo gesto dimostrativo: poi il riferimento alla benzina versata sul pavimento del bus solo come "deterrente" per non essere ucciso dalle forze dell'ordine, così come l'accendino che non avrebbe mai usato, anche perché "non funzionante".
Ho scelto il rito ordinario perché non voglio minimizzare quello che è successo
Ousseynou Sy ha scelto di rinunciare allo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. L'autista non ha chiesto di essere processato con il rito abbreviato e non potrà beneficiare dello sconto di pena. Il 47enne, accusato di strage aggravata dalle finalità terroristiche e sequestro di persona aggravato, rischia così oltre 20 anni di carcere: "Ho scelto di fare il rito ordinario perché non voglio sconti, non voglio minimizzare quello che è successo, non voglio pietà – ha spiegato oggi Sy – non mi sento di chiedere scusa in pubblico per quello che è successo, sarebbe come cercare una scorciatoia e non vorrei essere frainteso anche se lo farei in privato con ciascuno dei ragazzini".