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Brescia, espulso 30enne pakistano: per i carabinieri è un terrorista

Ahmed Riaz, un trentenne disoccupato di origini pakistane, è stato identificato e bloccato a Brescia dai carabinieri del Ros: secondo gli investigatori l’uomo farebbe parte di una rete vicina agli jihadisti, con finalità terroristiche. Sarà espulso e accompagnato fino in Pakistan.
A cura di Federica Gullace
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È stato fermato a Brescia Ahmed Riaz, un trentenne disoccupato, di origini pakistane, considerato dai carabinieri del Ros un terrorista. L’uomo viveva in via De Vitalis, a ridosso della stazione ferroviaria di Brescia, dove passava quasi inosservato, tanto da non essere conosciuto da nessuno nemmeno nella moschea cittadina che frequentava. Secondo gli inquirenti, Ahmed Riaz aveva contatti con Resim Kastrati, il macellaio kosovaro di 23 anni, residente nel Cremonese, ed espulso nel gennaio scorso, poiché mostratosi pronto a partire per combattere in Siria e arruolarsi nell'Isis, e che sui social network aveva esultato per la strage di Charlie Hebdo, a Parigi.

Il 30enne sarà scortato fino in Pakistan

Ahmed Riaz rendeva note tramite i social network le sue ideologie, così come faceva con i suoi contatti, con i quali scambiava fotografie, video e altro materiale di ispirazione jihadista, con estremisti anti-occidentali. Durante l’identificazione, è risultato inoltre che Riaz avesse diversi alias, avendo declinato parecchie generalità negli ultimi anni in Italia. Il 30enne, già destinatario di un provvedimento di espulsione, emesso lo scorso febbraio dal ministro dell’interno su richiesta dei carabinieri, è accusato di far parte di una rete avente finalità terroristiche, e per questo sarà allontanato dall'Italia e scortato fino in Pakistan.

Ahmed Riaz e Resim Kastrati, sono due degli ultimi sospetti terroristi espulsi dal nostro Paese: lo scorso febbraio un operaio 34enne di origine marocchina, residente a Varese, è stato espulso dall’Italia per aver ripetutamente espresso il suo sostegno alle attività del Califfato. Anche in quella occasione, la decisione era stata presa su indicazione del ministero degli Interni, poiché secondo il Viminale, l'uomo avrebbe potuto essere "facilmente plagiabile dai terroristi e diventare parte attiva dell'organizzazione".

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