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Brera, il Trivulzio aumenta i canoni e le attività chiudono

Il Pio Albergo Trivulzio ha aumentato gli affitti dei locali del quartiere milanese di Brera fino al 200 per cento. Ragion per cui ristoranti, bar e tante altre attività sono state costrette a chiudere i battenti.
A cura di Federica Gullace
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Le attività del quartiere Brera stanno via via scomparendo. Ristoranti, osterie, bar, cioccolaterie. E molte altre sono destinate a chiudere i battenti. Il motivo? I rincari irragionevoli degli affitti. Il Pio Albergo Trivulzio, infatti, nonostante o forse in ragione degli scandali di cui è stato protagonista, ove grazie a lasciti e donazioni offriva gli alloggi da destinare ai bisognosi ad onorevoli, ex segretari di partito, amministratori degli enti locali, e consulenti di Comune e Regione, ha aumentato gli affitti dei locali di sua proprietà nel noto quartiere milanese fino al 200 per cento.

Come ha raccontato il Corriere, la situazione è diventata insostenibile: i primi ad essersene andati con lo scoccare del nuovo anno sono stati la storica Osteria del Carmine, assieme alla cioccolateria "Cioccolato puro", al posto della quale ora sorgerà la catena americana ‘God Save The Food’. L’unico che sembra resistere è il macellaio Panzeri, nel quartiere da 50 anni, assieme alla tabaccaia che con aria affranta ammette: "Di questo passo dovrò rimetterci il mutuo di casa. Stiamo lavorando gratis per pagare un affitto cresciuto da 23mila a 53mila euro l’anno. Se Expo non va, chiuderemo presto". Prossima vittima la salumeria Delù, dagli anni Trenta all’angolo con via Ponte Vetero, che a febbraio si trasferirà in viale Umbria per colpa di un rincaro degli affitti scaduti risalente al 2010 e 2012, con contratti di locazione triplicati, aumentati tra il 150 e il 200 per cento. Per questo, a malincuore, non ha potuto cedere alla proposta di un investitore: "Un grande investitore era disposto a pagarli ma pensava volessimo andare via noi. Appena ha saputo che 10 famiglie sarebbero finite sul lastrico, ha preferito pagare 30mila euro di cauzione pur di non mandarci a casa". Ma poi niente è andato come si sperava: l’asta è andata deserta, e i titolari si sono trovati costretti ad accettare un affitto da 96.800 euro, per poi, infine, cederlo a una ditta di cosmetici e chiudere baracca e burattini.

Ma come loro ce ne sono tantissimi altri: all’osteria, ormai viva solo grazie a muratori e operai pronti a smantellare il locale, i clienti ancora arrivano, convinti di trovare aperto l’antico ristorante, chiuso dopo che nel 2010 scadde il contratto a 56.187 euro l’anno, rinnovato dopo mesi a più del triplo, per 180mila euro circa. Idem per il negozio Cioccolato puro: affitto cresciuto da 15mila euro ad oltre 40mila, e per questo trasferitosi in via Brera a partire dal prossimo settembre.

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