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Bimba di 5 mesi muore al pronto soccorso a Sondrio, insulti razzisti alla madre disperata: “Scimmia”

La madre di una bambina di cinque mesi appena morta si è messa a urlare nei corridoi del pronto soccorso, venendo insultata e chiamata “scimmia” alle prese con un “rito tribale o satanico” da alcuni dei presenti. È successo all’ospedale di Sondrio a una donna di nazionalità nigeriana: l’ignoranza non si è fermata nemmeno davanti all’immenso dolore di una madre.
A cura di Filippo M. Capra
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Immagine di repertorio
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Le urla di una madre che ha perso la figlia di appena cinque mesi disturbano. Disturbano quelli che sono in fila al pronto soccorso di Sondrio e hanno bisogno di cure, le stesse di cui avrebbe necessitato la piccola, soccorsa dai sanitari che hanno tentato di rianimarla per l'ora e mezza successiva, senza fortuna. O forse no, forse le urla disturbano solo se provengono dalle corde vocali della persona "sbagliata", perché ha un colore della pelle diverso e non può disperarsi per la perdita di un figlio. È una notizia doppiamente drammatica quella riportata dalla testata locale "Sondriotoday": racconta di una mamma che ha perso la figlia di cinque mesi, e che ha ricevuto insulti razzisti – è di nazionalità nigeriana – per il modo in cui ha manifestato il proprio immenso dolore.

L'ignoranza non si è fermata nemmeno davanti alla morte di una neonata

Nemmeno davanti alla morte di una infante l'ignoranza si è fermata, perché la reazione della donna è stata declassata da qualcuno dei presenti a "rito tribale o satanico", forse una "tradizione africana". A nessuno è passato per la testa di ragionare e lasciare la fantasia nell'angolo del cervello chiedendosi se fosse successo qualcosa di più grave, di dilaniante. No, l'hanno continuata a insultare, a chiamarla "scimmia", a deriderla. Poi, qualcuno, pare si sia accorto, ma non ha pensato di invertire il trend, rincarando miserabilmente la dose: cosa vuoi che sia per loro perdere un figlio, "tanto ne sfornano uno all'anno". È tutta lì la notizia, che non è nemmeno più tale. È diventata la normalità, ci si sorprende solo per la cattiveria con cui le persone si accaniscono, non perché continuano a farlo. Sarebbe da gridargli in faccia lo schifo che fanno, anche se l'eco della nostra voce riecheggerebbe nelle loro teste vuote lasciandole impassibili. Non possiamo nemmeno sperare di dargli fastidio, abbiamo la pelle bianca. Anche se loro, col loro silenzio e la pelle bianca, danno fastidio a noi.

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