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Bergamo, operazione Yuan: 10 arresti per corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

Vasta operazione questa mattina all’alba da parte degli agenti della polizia di Stato che nelle province di Bergamo, Milano e Novara hanno arrestato dieci persone accusati tra le altre di corruzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: tra questi ci sono anche funzionari e pubblici ufficiali.
A cura di Chiara Ammendola
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Vasta operazione della polizia di Stato di Bergamo che alle prime ore di questa mattina, lunedì 6 maggio, ha eseguito una serie di arresti in diverse province. Corruzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina tra le principali accuse per i dieci soggetti raggiunti dal provvedimento di misura cautelare: nello specifico sono tre le città coinvolte nel blitz effettuato nell'ambito di un'operazione denominata "Yuan", Bergamo, Milano e Novara. Tra le persone arrestate ci sono anche dei pubblici ufficiali: per tutti le accuse vanno da favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina a falsità ideologica, fino ad alterazione di documenti per il rilascio del permesso di soggiorno e plurimi episodi di corruzione. Nello specifico in manette è finito un agente della polizia locale di Bergamo mentre agli arresti domiciliari ci sono diverse figure appartenenti a polizia e amministrazione locale anche di Orio al Serio.

Permessi di soggiorno e ricongiungimenti famigliari grazie alla collaborazione dei funzionari pubblici

Secondo quanto emerso dalle indagini partite da alcune pratica presentate proprio dall’ufficio Immigrazione della Questura di Bergamo alla squadra Mobile, i titolari di un'agenzia di pratiche amministrative, grazie alla collaborazione degli appartenenti all’amministrazione pubblica riuscivano facilmente a ottenere il nulla osta a ricongiungimenti famigliaririnnovi di permessi di soggiorno per cittadini cinesi che però erano privi dei requisiti necessari: il tutto avveniva perlopiù falsificando certificati o cambiando e creando residenze e attività di lavoro fittizie. Si tratta di pratiche che venivano pagate all'incirca dai 3mila ai 9mila euro a seconda che si trattasse di un ricongiungimento familiare o di un rinnovo di permesso di soggiorno. Il denaro veniva generalmente incassato dai titolari dell'agenzia e veniva poi diviso tra i vari collaboratori interni ed esterni all’agenzia.

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