Bergamo, lavoratori OrioCenter in rivolta: “Non vogliamo lavorare a Natale”
I lavoratori dell'OrioCenter, il centro commerciale alle porte di Bergamo, uno dei più grandi del Nord Italia, sono in rivolta: in mille dicono no al lavoro il 25 e il 26 dicembre, dopo la comunicazione da parte del consiglio di voler tenere aperto anche i giorni di Natale. Una questione, quella degli orari e dei giorni di apertura ormai senza stop nel commercio, che fa discutere, e che vede mobilitate soprattutto le donne. Circa metà dei dipendenti del centro commerciale ha sottoscritto una petizione. Per ora la protesta si è limitata a questo, ma non è escluso che la protesta assuma anche altre forme, fino allo sciopero.
"Egregi signori, con la presente i sindacati del commercio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Bergamo chiedono che la vostra società riveda il piano delle aperture durante le prossime festività di fine anno. Quasi la metà dei dipendenti ha firmato una petizione avviata dagli stessi lavoratori, e molti ancora continuano a aderire all'iniziativa – si legge nella missiva inviata dai sindacati e firmata dai 1000 lavoratori- iniziano a pensarla in questo modo anche alcuni parlamentari intenzionati a rivedere una legge che confondeva la liberalizzazione con un liberismo sfrenato e senza regole e senza rispetto delle sfere familiari e personali; inizia a pensarlo anche una buona fetta di potenziali clienti, consapevoli che sia più utile privilegiare il riposo festivo al desiderio di vedere soddisfatti bisogni occasionali".
A essere messo in dubbio dai lavoratori è proprio l'idea stessa di una liberalizzazione completa di orari e aperture, a discapito degli affetti e del riposo, ma anche come stimolo a un consumismo sfrenato: "La festa è e deve rimanere una ricchezza dei lavoratori e della famiglia: non possiamo ridurla a un affare in nome di un liberismo che ci piace sempre di meno. Il riposo è e deve rimanere un diritto di qualsiasi essere umano: il lavoratore non può essere ricattabile sul piano dell'occupazione, il consumatore non deve essere continuamente spinto a consumare".