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Covid 19

Bergamo, chiude l’albergo Covid di Mozzo: ha curato 94 pazienti dal 6 aprile al 15 maggio

Alle porte di Bergamo ha chiuso l’hotel dedicato alla convalescenza dei pazienti Covid reduci dall’infezione che non potevano trascorrere la quarantena presso il proprio domicilio. Soddisfazione per gli infermieri che li hanno curati. Il Bes Hotel chiude i battenti al Coronavirus dopo l’apertura dello scorso 6 aprile: da allora, sono stati ospitati 94 pazienti.
A cura di Filippo M. Capra
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(Foto Fb: Consorzio Sol.Co Città Aperta)
(Foto Fb: Consorzio Sol.Co Città Aperta)
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Arrivano buone notizie da Bergamo dove dal Bes Hotel di Mozzo sono stati dimessi tutti i pazienti ospitati per la convalescenza post contagio da Coronavirus. A darne notizia è la pagina Facebook Consorzio Sol.Co Città Aperta, che il 15 maggio scorso ha scritto: "Oggi sarà ultimo giorno di apertura del Bes Hotel. Ieri abbiamo dimesso gli ultimi pazienti. È stata una esperienza importante e molto sfidante. Abbiamo fatto la nostra parte in un momento difficile per tutti. Un Grazie ai nostri pazienti che ci hanno regalato umanità. Un Grazie enorme a tutti i colleghi per la passione e la competenza".

Tra guarigioni e decessi, transitati 94 pazienti

Dal 6 aprile allo scorso weekend, sono 94 in totale i pazienti transitati dall'albergo tra i 31 e i 91 anni che non potevano esaurire il periodo della quarantena post contagio presso il proprio domicilio. Ogni ospite è stato accolto in stanze singole, isolato dagli altri, fin tanto che il doppio tampone non risultasse negativo. Uno dei pazienti accolti dal Bes Hotel, il 47enne Raffaello, parla di "sensazioni contrastanti. Mi sono sentito protetto ma anche frustato, stavo perdendo momenti unici come  i primi passi di mio figlio", racconta a Repubblica.it.

(Foto Fb: Consorzio Sol.Co Città Aperta)
(Foto Fb: Consorzio Sol.Co Città Aperta)

Il presidente del Consorzio: Seguiremo i famigliari dei cari scomparsi

Non tutti gli episodi di contagio e convalescenza, però, hanno un lieto fine. Perché sono diversi i nuclei famigliari che hanno avuto delle perdite, come spiegato dal presidente del Consorzio Bruno Goisis: "Continueremo a bussare alle loro porte e ad assicurarci che seguano un adeguato percorso psicologico", ha garantito. Goisis fa poi un recap di quanto successo e dei traguardi raggiunti: "Nulla sarebbe stato possibile senza la raccolta fondi ‘Abitare la Cura' sostenuta da molti bergamaschi – spiegato -, così come sono stati fondamentali i volontari della Croce Rossa per il trasporto dei tamponi in laboratorio, i momenti di preghiera con don Roberto della Caritas Ambrosiana e l’aiuto di fisioterapisti e psicologi per la ripartenza fisica ed emotiva dei nostri pazienti".

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