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“Basta canotte e magliette trasparenti”: la preside detta il dress code agli studenti

Una circolare diffusa dalla preside del Liceo Tito Livio di Milano punta il dito contro l’abbigliamento “poco consono” degli studenti. Nel mirino della dirigente, in particolare, il look succinto e velato delle ragazze.
A cura di An. Mar.
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Si intitola "dress code" la circolare diffusa dalla preside del Liceo Tito Livio di Milano, ma più che indicare l'abbigliamento corretto per gli studenti dell'istituto a due passi da Sant'Ambrogio, punta il dito contro ciò che non è appropriato. Inadatto e fuori luogo, secondo la dirigente scolastica, è l'abbigliamento femminile. Nel documento si parla di "maglie esageratamente traforate che lasciano a vista la biancheria intima".

"Girando per i corridoi – spiega la preside – ho potuto notare che qualche studentessa aveva un abbigliamento poco consono ad un ambiente scolastico". La scuola, ammonisce "non è una spiaggia, un pubblico giardino, una piscina né, tantomeno, una discoteca ".  Ma la responsabilità, si evince dalle parole della preside, non è tutta dei ragazzi, anzi:  proprio ai genitori  e ai docenti spetta il compito di prendersi cura "di un aspetto formale importante e non marginale" nell'educazione scolastica. Anche altri dirigenti hanno tuonato in passato contro l'abbigliamento eccessivamente casual degli studenti: a Napoli, il direttore del dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Federico II, ha vietato bermuda, canotte e infradito.

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