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Bambini e ragazzi chiusi in casa da settimane. I genitori: “Oscillano tra apatia e tristezza”

Il tema di bambini e ragazzi e del loro futuro sembra avvolto ancora da un alone di mistero: con la chiusura definita delle scuole fino a settembre e l’imminente ripresa delle attività lavorative dei genitori italiani non si sa come i più piccoli trascorreranno le prossime settimane. Intanto sale la preoccupazione per il benessere psicofisico dei bambini: secondo quanto emerso da una ricerca portata avanti dal comitato “Diamo voce ai bambini” le famiglie italiane sono preoccupate per il futuro e denunciano sempre maggiori difficoltà nella gestione dei bambini e ragazzi che presentano nervosismo, irrequietezza, apatia e tristezza.
A cura di Chiara Ammendola
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Il Governo si è dimenticato dei bambini, si è dimenticato delle loro famiglie e soprattutto delle loro esigenze. Chiusi in casa da settimane più di tutti gli altri hanno sofferto la lontananza dalla loro quotidianità fatta di scuola, amici, sport, passeggiate e nonni. E soprattutto in molti casi bambini e adolescenti sono stati costretti a vivere rinchiusi in contesti famigliari non sempre perfetti, spesso poco sereni, lontano da altri parenti o da quelle insegnanti che per loro avevano un occhio di riguardo. E ancora genitori privi di certezze, impossibilitati a offrire ai propri figli la serenità di cui avrebbero bisogno perché a loro volta vittime delle conseguenze economiche della pandemia. Di questo tema le istituzioni sembra abbiano dimenticato parole e pensieri: la necessità di fermare la diffusione del coronavirus ha di fatto messo una pietra tombale sulla loro educazione. Annunciare chiusure scolastiche e promozioni mesi prima della conclusione dell'anno scolastico avrebbe scoraggiato anche i più volenterosi. Le insegnanti, quelle a cui sono stati concessi gli strumenti, faticano non poco a tenere le redini di un programma confuso e a cui l'Italia, così lontana da educazione digitalizzata, sembra poco interessata.

Le famiglie sempre più preoccupate del futuro dei loro figli

Ma quei bambini e ragazzi devono fare i conti con un cambiamento che non tutti sono in grado di spiegare loro in maniera corretta, nemmeno a volte quei genitori che pur essendo preoccupati non riescono a trovare una soluzione giusta perché nessuno ha dato loro le risposte necessarie: lo sa bene il comitato "Diamo Voce ai Bambini" composta da genitori e professionisti del settore educativo che nei giorni scorsi hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione sul tema dei bambini e delle loro necessità in questo periodo di emergenza. Hanno raccolto nei giorni scorsi attraverso un questionario dati importanti sulla situazione che le famiglie italiane stanno vivendo e sulle incertezze che condizionano non solo il loro futuro ma anche quello dei propri figli: "Come comitato che ha raccolto adesioni da parte di associazione genitori, pedagogisti e operatori di nidi e scuole d'infanzia, il nostro obiettivo era quello di fornire una mappatura della esigenze e necessità delle famiglie italiane al tempo del Covid, per intavolare una discussione che vertesse sulle soluzioni concrete da adottare", spiega Carlo Tumino, papà a tempo pieno e autore del libro Papà per Scelta tratto dall’omonimo blog, che per anni ha lavorato come ricercatore di mercato e che fa parte della piccola task force creata con Cinzia D’Alessandro, presidente Comitato EduChiAmo e coordinatrice pedagogica.

Difficile conciliare smart working e accudimento dei figli

Una ricerca alla quale hanno partecipato oltre 65mila famiglie e che ha messo in evidenza come "un terzo delle famiglie italiane percepisce nella mancanza di relazioni interpersonali e socializzazione, la principale difficoltà nella gestione dei bambini e ragazzi. Nervosismo, irrequietezza, apatia e tristezza sono le emozioni che i genitori stanno rilevando nel comportamento dei propri figli, durante questo periodo di isolamento forzato". E non solo, un altro dei grandi problemi riscontrati dai genitori è quello relativo alla difficoltà nel trovare un equilibrio tra il lavoro in casa, lo smart working, e l'accudimento dei propri figli. "Tra le misure fin ora adottate, il 50% si ritiene soddisfatto o mediamente soddisfatto della didattica a distanza – si legge nel report – meno entusiasta l'atteggiamento nei confronti del congedo parentale e del bonus baby-sitter che non convince l’80% dei rispondenti".

Di fatto né le famiglie né bambini e ragazzi sono tranquilli rispetto al futuro: l'idea di tornare a scuola pur con l'introduzione dei test sierologici, di una tamponatura periodica e del rilevamento della temperatura, non sembra la scelta migliore. In vista delle belle giornate però si ipotizza un nuovo tipo di scuola, una didattica che possa svolgersi all'aperto insieme ad altre attività che possano riuscire a ridare serenità e benessere a tutti. In questo senso il governo dopo le proteste delle famiglie sembra aver capito di dover intervenire: in vista dei tanti genitori italiani che a breve torneranno al lavoro bisognerà garantire una stabilità proprio per i più piccoli. L'idea preponderante sembra essere quella dei cosiddetti centri estivi che potrebbero essere attivati già a giugno dopo la fine della didattica online.

Ancora una volta le donne rischiano di pagare il prezzo più alto

Durante questo periodo, l'idea emersa dal tavolo di confronto con la ministra della Famiglia Bonetti è quella di organizzare una serie di attività per i più piccoli da svolgere soprattutto nei parchi o in altri spazi aperti: a gestirla una rete di educatori, volontari e realtà del terzo settore pronta ad entrare in azione in tempi brevissimi. E i più piccoli dove andranno? Per questo si pensa alla riapertura di nidi e scuole per l'infanzia come proposto da diversi sindaci, ma al momento l'idea di poter riaprire le scuole sembra ancora lontana. Per loro il governo pensa al rafforzamento degli strumenti di sostegno introdotti dal decreto Cura Italia come il congedo parentale allargato e il bonus baby-sitter. Di fatto però come si può proporre di accogliere in casa una persona estranea quando si è ancora in piena Fase 2 e le misure di restringimento sono ancora così rigide? Per i più piccoli la soluzione sembra essere la casa, con i genitori, le mamme perlopiù che dovranno ancora una volta riuscire a trovare equilibrio tra un lavoro precario e la preoccupazione di poter ridare serenità ai propri figli.

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