“Bagni misteriosi”, una piscina radical chic? No, sono gli altri impianti a essere gestiti male
Una piscina per ricchi, per radical chic, costa troppo, era pubblica e ora è privata, non c'è la Coca-Cola, non trovo il panino con la "mortazza", non ci sono i tamarri di periferia, solo modelle, gay e studenti dello Ied. Sulla piscina ex Caimi di via Botta, ora "Bagni Misteriosi", se ne sono sentite di tutti i colori nelle ultime settimane. L'editoriale che ha dato il la alle polemiche è stato quello di Selvaggia Lucarelli, pubblicato sul "Fatto Quotidiano" il 12 luglio scorso. Nell'articolo i "Bagni Misteriosi" vengono definiti una piscina radical chic, dove il cittadino medio – magari con tanto di famiglia al seguito – non sarebbe gradito. Non so se Selvaggia sia mai stata alla vecchia Caimi di via Botta, ma io me la ricordo bene quella piscina: ho trascorso l'infanzia in quella struttura a due passi da Porta Romana, dai nove anni fino alla prima adolescenza. Una struttura bellissima, in pieno centro, che anno dopo anno appassiva sempre di più. Lasciata allo sbando, quando la Caimi è stata forzatamente chiusa nel 2007 era diventato ormai un luogo fatiscente, lontano da ciò che era stato nel recente passato. Un gioiello che nel corso del tempo si era arrugginito, rovinato dall'incuria e dalla cronica mancanza di fondi che impediva alla gestione pubblica di avviare i lavori necessari alla ristrutturazione della storica piscina. Un impianto formalmente aperto, ma che versava in stato di abbandono da ormai troppo tempo, fino alla chiusura imposta.
La ristrutturazione dell'ex Caimi è stata egregia
Quando dopo tanti anni di chiusura la fondazione Franco Parenti si è fatta avanti, offrendosi di recuperare le risorse finanziarie necessarie, la proposta è stata accolta con felicità non solo dal Comune di Milano, ma anche da numerosi milanesi convinti che il progetto di risanamento del Parenti avrebbe sicuramente giovato sia alla ex Caimi che al circondario. Nel giro di pochi anni, la piscina è stata ristrutturata e restituita al meglio alla città: un luogo tranquillo, pulito, sorvegliato, che offre tutto il necessario a chi voglia trascorrere qualche ora in relax, dal cibo sano alla struttura confortevole, sino alla selezione di musica. E anche per quanto riguarda questo punto, la polemica rinfocola: un progetto di ristrutturazione, con tanto di concessione per la gestione per 25 anni, assegnato senza bando pubblico, come fosse un favore concesso al Parenti. Peccato che senza la disponibilità del Teatro Parenti a raccogliere tra mutui e donazioni 7 degli oltre 9 milioni di euro necessari per pagare i lavori di ristrutturazione, la Caimi non sarebbe mai stata restituita alla città. C'era un progetto, c'era la disponibilità, il risultato è stato egregio: per quale motivo polemizzare sul bando mai convocato? Bando che per legge non era affatto obbligatorio, inoltre. Nulla di irregolare, quindi.
La qualità si paga
Altro capitolo: i prezzi. Sì, non sono esattamente popolari, soprattutto se parametrati a quelli delle piscine pubbliche gestite da Milanosport, di cui Caimi fino al 2007 faceva parte: 7 euro la mezza giornata, 12 l'intero durante la settimana, 10 euro la mezza giornata e 14 euro l'intero nel week-end. Anche il bar ha i suoi prezzi abbastanza sopra la media: vendendo prodotti bio e qualitativamente superiori alla classica focaccina unta di cui si può disporre al bar della Ponzio di via Ampére, una giornata intera ai "Bagni Misteriosi", tra una cosa e l'altra, può arrivare a costare anche 25-30 euro a testa. Un prezzo che certamente scoraggia le famiglie numerose, ma di certo la struttura non impedisce l'ingresso a nessuno: chi vuole, pagando può accedere. Di per sé la barriera economica favorisce un target piuttosto che un altro, ma è sempre stato così per qualsiasi tipo di attività turistica/di mercato. Che la qualità si paghi, non mi pare una novità.
Nelle prime due settimane oltre diecimila ingressi
Le persone meno abbienti non possono andare a trascorrere una giornata alla ex Caimi? Beh, passerò per classista, ma l'ingresso ai "Bagni Misteriosi" non mi risulta faccia parte dei beni essenziali di cui un cittadino deve disporre a tutti i costi. Tanto meno mi risulta che i "Bagni Misteriosi" siano l'unica piscina rimasta in città: chi non si può permettere la ex Caimi, può andare da qualunque altra parte, Milano è piena di piscine. Che il prezzo selezioni il target non è affatto un demerito, ma anzi è forse uno dei lati che ha per un certo verso favorito il successo dei "Bagni Misteriosi", che durante le prime due settimane di apertura hanno totalizzato oltre diecimila ingressi: elitari un par de ciufoli, la gente ci va eccome! E pure tanta! Come se non bastasse, aggiungo: la Fondazione Parenti, legittimamente e legalmente, ha ristrutturato gli spazi della ex Caimi e ora ha una concessione da sfruttare, per 25 anni, e può permettersi di gestire la struttura come più aggrada alla proprietà.
I Bagni Misteriosi sono un gioiello restituito alla città
Prima di scrivere questo articolo, sono stata ai Bagni Misteriosi due volte e li ho trovati splendidi. Per quanto mi riguarda, il Franco Parenti ha restituito a me e ai miei concittadini il gioiello che per tanti anni è stata la piscina Caimi. Nessuna usurpazione da radical chic, ma un regalo alla città. E sono contenta che ci sia un'auto-selezione della clientela e che la piscina venga gestita con estremo riguardo, scongiurando il ritorno di quel degrado che nel 2007 portò alla chiusura forzata. Lo stesso tipo di degrado che da anni imperversa nelle strutture pubbliche gestite da Milanosport come per esempio la Ponzio di via Ampére, dove i milanesi sono costretti a fare il bagno in vasche vecchie e ormai malandate, circondate da strutture fatiscenti e servizi igienici carenti. Strutture che ovviamente il Comune non può ristrutturare perché non ha i fondi necessari. Ecco, questo è un problema di cui si dovrebbe discutere e di cui invece nessuno parla.
Pochi anni fa, analogamente alla Caimi, il Politecnico di Milano si fece avanti e presentò un progetto per la ristrutturazione della piscina di via Ampére, chiedendo in cambio – come la legge permette – la gestione degli spazi per 25 anni. Le polemiche, all'epoca, furono le stesse: si priva la città di un luogo pubblico, di un luogo di aggregazione. La proposta, a tutt'oggi, è rimasta lettera morta e la piscina Ponzio continua ad aprire e a lavorare durante la stagione estiva, ogni anno, nonostante le evidente carenze. Che se fossero riscontrate in piscine private, renderebbero la vita molto breve alle strutture.