Arpa accusa: “La Caffaro di Brescia continua a inquinare”. Livelli fuorilegge di cromo esavalente
Nonostante la chiusura di tutte le attività ordinata all'azienda chimica Caffaro di Brescia, dalla provincia, l'Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha rilevato che vi è ancora una concentrazione fuorilegge di cromo esavalente. Come riportato da IlGiornalediBrescia le analisi dell'Arpa sarebbero state consegnate al sostituto procuratore Donato Greco che sta seguendo le indagini sulla Caffaro, proprio in relazione alla fuoriuscita di cromo esavalente dagli impianti: "Tra l’impianto e la contaminazione delle matrici c'è nesso causale", si legge nella relazione che sembra puntare il dito contro una nuova fuoriuscita di cromo VI da alcune delle vasche dell'azienda.
Una barriera per salvaguardare la falda acquifera
Dopo la decisione della provincia di Brescia di ritirare l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, alla Caffaro, azienda chimica di Brescia, bloccando di fatto qualunque attività dell'azienda, l'Arpa ha continuato a portare avanti le proprio analisi, analisi che avevano già evidenziato la presenza di cromo esavalente in uscita da alcune vasche. Per evitare che la falda acquifera potesse inquinarsi a causa proprio della fuoriuscita della sostanza inquinante la Caffaro Brescia è stata obbligata a mantenere la barriera idraulica così da salvaguardare i terreni. Secondo quanto stabilito dalla provincia solo quando avrà sistemato le vasche e messo fine alle perdite di cromo VI potrà riprendere l'attività industriale.
Arpa: nessun rischio per i lavoratori e i residenti
Le analisi condotto da Arpa hanno però scongiurato qualunque tipo di rischio per i lavoratori e i residenti della zona in merito alla presenza di sostanze inquinanti nella zona come il mercurio, sostanza invece rilevata da alcune analisi effettuate da Aecom, la ditta incaricata di bonificare il sito aziendale della Caffaro, che dal 2003 è un Sito di interesse nazionale (Sin) da bonificare per via del massiccio inquinamento ambientale prodotto in quasi un secolo di attività. Secondo l'assessore all'ambiente del comune di Brescia Miriam Cominelli il mercurio sarebbe solo l'ennesimo "veleno" ritrovato nell'azienda che andrebbe ad aggiungersi alla lista dei veleni già noti, come il pcb. Le analisi e il monitoraggio dell'azienda continueranno nelle prossime settimane in vista del progetto complessivo di bonifica del sito industriale, accertata responsabile dell'inquinamento massiccio di ettari di falda anche al di là del perimetro dello stabilimento.